martedì 18 aprile 2017

Vite quasi parallele. Capitolo 58. Il valzer degli addii.

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C'è stato un tempo in cui i balli dell'alta società si concludevano col valzer degli addii.
Per la famiglia Monterovere, che non apparteneva di certo all'alta società, il valzer degli addii ci fu lo stesso, ma incominciò troppo presto e ad aprire le danze non furono i più vecchi, perché molte volte le cose non vanno secondo natura.
Nell'agosto del 1976 morì improvvisamente, a sessant'anni, per un attacco cardiaco, Giulia Lanni Monterovere, moglie di Romano, madre di Francesco e nonna paterna di Riccardo.
Il giorno prima aveva tenuto in braccio il nipote, che aveva meno di un anno e non poté conservare quindi alcun ricordo diretto di lei, se non in via indiretta, tramite i racconti e le immagini, da cui traspariva il ritratto di una donna gentile, una madre dolce e una nonna affettuosa.
La sua era stata una vita breve, ma felice: aveva avuto tutto, tranne il tempo.
Una morte improvvisa è tuttavia il modo meno doloroso per andarsene, per chi muore, mentre è il più doloroso per chi resta.
Romano Monterovere non si riprese mai dallo shock della morte dell'amata moglie: era già di per sé un uomo austero e ipocondriaco: dopo la morte di Giulia divenne cupo e distante, si convertì al cattolicesimo e andò in pensione, conducendo da quel momento in avanti una vita ascetica e quasi monacale.
Era già parsimonioso prima di restare vedovo: dopo divenne taccagno.
Come padre era stato severo e inflessibile: come suocero divenne insopportabile.
Spesso sua nuora Silvia si lamentava: <<Come regalo di matrimonio ci ha fatto una pentola a pressione. Basta questo per capire che tipo è Romano>>
Senza la mediazione di Giulia, Romano finiva per essere preda delle proprie ossessioni.
La parte migliore di Romano era Giulia, e tutto ciò che era buono in lui morì con lei, e giacque sepolto insieme a lei.
Non si rassegnò mai alla scomparsa dell'amata consorte.
Sua figlia Enrichetta, al contrario, se ne fece una ragione molto più facilmente, commentando:
«La morte non accetta un No come risposta».
Spiegò inoltre che non bisognava mai investire troppo su un rapporto di coppia (lei stessa infatti trattava il marito come una pezza da piedi) perché in fondo l'amore non era altro che una dipendenza psicologica.
Detto questo, Enrichetta prese il posto del padre in Azienda, mentre i suoi fratelli Francesco e Lorenzo vennero di fatto estromessi, grazie all'alleanza che la sorella aveva concluso con lo zio Tommaso, la zia Anita e i figli di Ferdinando e degli altri fratelli defunti.
Ma Francesco e Lorenzo erano troppo sconvolti dal dolore per capire che quello era il primo passo per essere totalmente esclusi da una vera e propria fortuna.
Il secondo addio, due anni dopo fu per Eleonora Bonaccorsi Monterovere, madre di Romano, nonna di Francesco e bisnonna di Riccardo.
Nella memoria del pronipote bambino rimase l'immagine di questa bisnonna quasi centenaria, che camminava appoggiandosi a un deambulatore, ma era ancora lucida con il pensiero e le parole.
Tra questi ricordi il più chiaro fu l'ultimo, quando Eleonora, sentendo che la fine era prossima, volle parlare col nipote prediletto, il padre di Riccardo:
Cercò di metterlo in guardia:
<<Francesco, devi stare attento. Anita ed Enrichetta ti porteranno via tutto, e Tommaso non farà niente per impedirlo>>
Lui ci rimase male:
<<No, non arriveranno a tanto. Mi hanno assicurato che tutto sarà diviso in parti uguali>>
Eleonora rise:
<<Come sei ingenuo! Il più grande errore è credere che le persone pensino veramente quello che dicono, e viceversa>>
Francesco scuoteva la testa, facendo oscillare il ciuffo castano ribelle che aveva conquistato tante donne nei suoi anni universitari:
<<Io ho fiducia in loro. Non credo che mi deluderanno>>
Eleonora sospirò:
<<Francesco, hai trentacinque anni e non hai ancora capito che non sono le persone a deluderci, ma le aspettative che noi poniamo su quelle persone. 
In generale, le aspettative sono nemiche della felicità e le tue sono decisamente troppo alte>>
Era vero, ma lui non voleva ammetterlo a se stesso:
<<Nonna, come puoi chiedermi di dubitare di loro? Sono la tua famiglia e anche la mia famiglia!>>
Proprio perché erano la sua famiglia, Eleonora li conosceva bene, e aveva scelto con esattezza da che parte stare:
<<La mia famiglia sei tu, Francesco, con tua moglie e tuo figlio. E loro sono la tua unica famiglia. Silvia e Riccardo, e basta! Questi sono gli unici Monterovere di cui tu sei responsabile. Non dimenticarlo mai!>>
Il nipote era ancora troppo legato a una visione patriarcale della famiglia per poter rendersi conto del fatto che sua nonna aveva detto qualcosa di molto importante.
<<E mio padre? Nemmeno di lui mi posso fidare? E' tuo figlio...>>
Eleonora non aveva certo bisogno che glielo ricordassero:
<<Romano non è più quello di una volta. Da quando Giulia è morta, lui si è chiuso in se stesso e ha delegato tutto ad Enrichetta e Tommaso, e loro se ne stanno approfittando>>
Francesco si commosse nel ricordo della madre:
<<Non posso credere che mia sorella e i miei zii mi stiano ingannando, con la tacita complicità di mio padre>>
L'anziana matriarca se ne uscì con uno dei suoi proverbi preferiti:
<<E' più facile ingannare la gente che convincerla di essere stata ingannata>>
Il nipote riconobbe l'insegnamento, ma continuò a resistere all'idea:
<<L'inganno da parte di un familiare è un tradimento troppo difficile da accettare>>
Eleonora lo guardò fisso, con i suoi occhi chiari che avevano visto troppe cose:
<<E' difficile, ma è la verità e bisogna avere il coraggio di guardarla in faccia. La maggioranza delle persone non vuole conoscere la verità perché non vuole che le sue illusioni vengano distrutte, e per questo preferisce mettere la testa sotto la sabbia. 
Tu non devi cedere a questa tentazione, o a rimetterci saranno tua moglie e tuo figlio>>
Questo fu il suo avvertimento.
Si dice che chi è in punto di morte riesca a vedere il futuro, ed Eleonora Bonaccorsi Monterovere aveva previsto tutto con inquietante esattezza, prima di lasciare questo mondo nel gennaio del 1978.