giovedì 31 agosto 2017

La morte di Viserion permetterà a Daenerys di concepire un figlio con Jon

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Daenerys è convinta di non poter più generare figli a causa dell'incantesimo di Mirri Maz Duur per riportare in vita khal Drogo e che ebbe come conseguenza la morte di Rhaego, il figlio che Dany portava in grembo.
<<Solo la morte paga per la vita>> si giustifica Mirri Maz Duur, esponendo il principio basilare della magia nera secondo cui ogni incantesimo di resurrezione richiede un sacrificio di sangue: una vita per un'altra vita.
Drogo torna a vivere, però senza essere più presente a se stesso, vegetando in uno stato catatonico.
In un gesto di pietà, Daenerys lo uccide.
Questo gesto dà inizio, non del tutto consapevolmente, ad un secondo incantesimo, che vede tre sacrifici: la morte di Drogo, quella della stessa Mirri Maz Duur, arsa viva nella nella pira funebre del kahl, tra le cui fiamme la stessa Daenerys immola se stessa, uscendone viva, ma trasformata, e risvegliando così le tre uova di drago, portando così alla nascita di Drogon, Rhaegal e Viserion.
Ciò che Daenerys sacrifica, inconsapevolmente, in questo rogo, è la propria fertilità, ed è questo che le permette di diventare la Madre dei Draghi e di sviluppare la convinzione che essi sarebbero stati i suoi unici figli.
E' possibile che ci fosse un disegno dietro a tutto questo, ossia che Mirri Maz Duur, allieva dell'Arcimaestro Marwin, esperto di magia nera e necromanzia, sia stata una pedina nel grande gioco dei preti rossi, adoratori di R'hllor, finalizzato al risveglio del draghi e al ritorno del potere della magia, declinata dopo l'estinzione degli stessi draghi dei Targaryen.
Daenerys è consapevole solo in minima parte di questo disegno: agisce d'impulso, seguendo un'intuizione che si rivelerà esatta.
Quello che Daenerys non sa è che il principio dell'incentesimo che l'ha resa sterile è lo stesso che potrà annullare quella sterilità: se lei è la Madre dei Draghi, per ogni drago che morirà, lei stessa potrà concepire un figlio.

domenica 27 agosto 2017

Numero dei Mussulmani in Italia nel 2017

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L'Islam in Italia è la seconda religione dopo il cristianesimo, principalmente a seguito di immigrazione da paesi a maggioranza musulmana.

Stime sul numero di musulmani in Italia

Il numero di fedeli musulmani in Italia - per la quasi totalità sunniti - è incerto, ma si aggirava attorno al milione e duecentomila di unità nel 2007, corrispondente all'incirca all'1,9%[1] della popolazione italiana, contro un 91,6%[1] di cristiani (le altre religioni sono in totale lo 0,7%[1] più un 5,8%[1] di non religiosi/atei):
  • Secondo l'istituto ISMU (iniziative e studi alla multietnicità) al 1º gennaio 2016 in Italia sarebbero residenti circa 1.400.000 musulmani, ovvero una cifra corrispondente al 2,34% della popolazione italiana.[2]
  • 1.505.000 secondo le stime del Dossier Statistico 2011 Caritas/Migrantes.[3]
  • 1.200.000 secondo Mario Scialoja della Lega musulmana mondiale.[4]
  • Andrea Spreafico[5] conta circa 1.100.000 musulmani, di cui il 6% (circa 67.000) cittadini italiani, tra italiani di nascita convertiti e stranieri che hanno acquisito la cittadinanza, 912.000 (82%) immigrati regolari e circa 132.000 (12%) immigrati irregolari.
  • 850.000 secondo il Cesnur di Massimo Introvigne su dati 2006.[6][7]
  • Secondo il rapporto Open Society Institute (OSI) 2003, i musulmani in Italia sarebbero circa 700.000, tra cui 40-50.000 cittadini italiani (di cui circa 10.000 convertiti), 610-650.000 immigrati regolari e 80-85.000 irregolari.[8][9][10]
Il numero varia spesso in funzione della definizione di "musulmano", ossia se siano da comprendere quanti provengano da paesi di cultura musulmana, ma non si definiscano credenti o non siano praticanti.

Storia dell'islam in Italia

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Storia dell'Islam nell'Italia medievale.
La storia dell'islam in Italia incomincia nel IX secolo. La Sicilia rimase infatti sotto il dominio musulmano tra l'827 (inizio della conquista musulmana della Sicilia) e il 1091 (caduta dell'ultima roccaforte di Noto), mentre l'Italia continentale subì in quegli stessi anni numerose incursioni; rispetto alla penisola iberica, la presenza musulmana sulla penisola italiana è stata effimera e il controllo sulla Sicilia è stato stabile soltanto dal 965 fino al 1061. Tuttavia, anche dopo la conquista normanna, rimase in Sicilia una piccola minoranza di musulmani fino al 1239, quando a seguito di alcune loro ribellioni furono deportati da Federico II a Lucera in Puglia, dove rimasero fino al 1300, anno in cui ebbero la fine da Carlo II d’Angiò (al quale si erano rifiutati di prestare obbedienza). Anche con la fine della dominazione islamica per alcuni secoli le coste italiane continuarono però a essere razziate e depredate dai corsari barbareschi.
In epoca moderna, la presenza islamica in Italia è quasi inesistente fino agli anni '60, quando incominciano ad arrivare in Italia i primi studenti da SiriaGiordania e Palestina, che si aggiungono agli uomini d'affari e ai dipendenti delle ambasciate. Nel 1971 si ha la costituzione della prima associazione di musulmani, l'USMI (Unione degli studenti musulmani d'Italia), a partire dall'Università di Perugia. Con l'USMI venne aperto il primo luogo di culto in Italia, un piccolo locale in pieno centro storico di Perugia, chiamata "moschea di Via dei Priori", tutt'oggi aperto e in funzione.
Sempre negli anni '70, a Roma, nasce il Centro culturale islamico d'Italia (CCII), con l'appoggio e il coinvolgimento degli ambasciatori di paesi sunniti presso l'Italia o la Santa Sede; al CCII si devono i primi progetti per la moschea di Roma, a partire dal 1974. La moschea sarà aperta nel 1995.[6].
Gli anni settanta vedono anche l'arrivo dei primi immigrati musulmani dal Nord Africa, principalmente dal Marocco.
Nel 1980 si inaugura a Catania la prima moschea italiana nella sede di via Castromarino[11]. L'edificio però, per ragioni politiche e logistiche verrà chiuso dopo alcuni anni, per essere sostituito da siti precari quali residenze private e garage, fino al 15 dicembre 2012, quando viene inaugurata la più grande moschea del sud Italia nominata "moschea della Misericordia"[12].
Un successivo e consistente apporto è stato dato negli anni novanta dal consistente arrivo di immigrati albanesi e dall'aumento dei marocchini. Più recente, è la consistente immigrazione tunisinasenegaleseegiziana e, anche se di minor peso, pakistanabengaleseecc.[13] A partire dagli anni 2000, con la crescita dell'immigrazione dall'Europa dell'Est (Romania e Ucraina in primis) e dall'America Latina, la quota di immigrati musulmani è scesa pur rimanendo consistente.
A partire dagli anni '90 l'UCOII si pone da subito come principale rappresentazione organizzata dell'"Islam delle moschee" sunnita, radicato sul territorio italiano e non dipendente dalle ambasciate o da governi di paesi a maggioranza musulmana, e si candida a rappresentare la comunità musulmana tramite un'Intesa istituzionale.[6] All'intesa tra l'UCOII e lo Stato si oppongono i rappresentanti dell'"Islam degli stati", a partire dalla Moschea di Roma (Centro Culturale Islamico d'Italia) sostenuto dall'Arabia Saudita, oltre che dal Marocco.[14] Nel 1998, in vista di una possibile Intesa con lo Stato, l'UCOII apre all'"Islam degli stati" e assieme alla Moschea di Roma e alla sezione italiana della Lega Musulmana Mondiale annuncia la creazione di un Consiglio Islamico d'Italia, guidato da dieci cittadini italiani, di cui cinque nominati dall'UCOII e cinque dalle altre due organizzazioni. Ma l'Intesa resta fuori portata.[15]
Nel 2005, è stata fondata la Consulta per l'islam italiano presso il Ministero dell'Interno[16], composta da cittadini musulmani; forti disaccordi tra i componenti hanno rallentato i lavori della Consulta stessa[17][18]. La Consulta è stata riformata una prima volta nel 2010 (Comitato per l'Islam italiano) e di nuovo nel 2016 (')

Caratteristiche della presenza musulmana in Italia

Facciata della prima moschea di Catania.
La moschea ahmadi di San Pietro in Casale, Bologna
interno della moschea di Palermo.

Provenienza

Tra gli immigrati prevale in Italia nettamente la componente sunnita rispetto a quella sciita. Si stima il numero complessivo di sciiti in Italia in 15.450 unità, cioè circa l'1,48% del totale dei musulmani.[5]
Per quanto riguarda i paesi di provenienza, si rileva in particolare la presenza nordafricana e balcanica.
Pos.PaeseNumero di musulmani
Stima effettuata da Caritas/Migrantes
tra gli stranieri regolarmente residenti in Italia al 31 dicembre 2010
[3]
1Marocco448.000
2Albania364.000
3Tunisia106.000
4Senegal75.000
5Pakistan73.000
6Bangladesh71.000
7Macedonia30.000
8Algeria25.000
9Kosovo21.000

Distribuzione sul territorio italiano

Secondo l'istituto ISMU (iniziative e studi alla multietnicità) i musulmani residenti in italia al 1º gennaio 2016 sarebbero distribuiti così:[2]
RegioneNumeroPercentuale
Abruzzo240000,16%
Basilicata42000,29%
Calabria245001,72%
Campania538003,77%
Emilia Romagna18280012,83%
Friuli Venezia Giulia291002,04%
Lazio1128007,92%
Liguria380002,66%
Lombardia36770025,82%
Marche466000,32%
Molise34000,23%
Piemonte1190008,35%
Puglia338002,37%
Sardegna131000,92%
Sicilia614004,31%
Toscana1044007,33%
Trentino-Alto Adige340002,38%
Umbria263001,84%
Val Aosta28000,19%
Veneto1422009,98%
Italia1423900100%

Moschee

Le moschee ufficiali in Italia sono 5 nel senso di costruzioni fatte ad hoc, complete di minareto: Ravenna, Roma, Colle Val D'Elsa, Segrate Milano, Forlí; (in ordine di inaugurazione) mentre i luoghi di culto islamico sono più di 1.000.

Associazionismo musulmano

L'Islam in Italia non ha una istituzione unitaria di rappresentanza nei confronti dello Stato. Numerose associazioni rivendicano la rappresentanza degli interessi dei musulmani residenti in Italia. Tra queste associazioni dell'"Islam delle moschee", multinazionali e multietniche:
Accanto all'"Islam delle moschee", diversi osservatori segnalano l'esistenza in Italia di un "Islam degli Stati": paesi quali il Marocco e l'Egitto, che diffidano delle influenze saudite e dei Fratelli Musulmani, si sono organizzati per seguire i propri cittadini all'estero anziché delegarne la rappresentanza a organizzazioni di base a rischio fondamentalista. Tra questi[6]:
  • il Centro culturale islamico d'Italia (CCII) nato negli anni '70 a Roma, con l'appoggio e il coinvolgimento degli ambasciatori di paesi sunniti presso l'Italia o la Santa Sede; al CCII si devono i primi progetti per la moschea di Roma, a partire dal 1974. La moschea sarà aperta nel 1995;
  • la Missione culturale dell'Ambasciata del Marocco, che sostiene diverse moschee indipendenti;
  • la moschea di Palermo, installata in una ex chiesa di proprietà del consolato tunisino, e gestita direttamente dal governo della Tunisia;
  • l'Unione islamica in Occidente, sostenuta dalla Libia;
  • l'Istituto culturale islamico (ICI), sostenuto dall'Egitto.
Le confessioni islamiche minoritarie hanno associazioni proprie, tra cui:
  • la Comunità ismailita italiana (sciiti ismailiti);
  • i movimenti missionari (tabligh);
  • le confraternite sufi, tra le quali la Muridiyya che secondo una stima riunisce circa due terzi dei senegalesi residenti in Italia[19];
  • le organizzazioni nazionali o socio-religiose.
  • Giovani Musulmani d'Italia (GMI) - Associazione di promozione giovanile no profit, autonoma e indipendente fondata nel settembre 2001, attuale presidente Nadia Bouzekri.

La ricerca di un'intesa con lo Stato

Magnifying glass icon mgx2.svgLo stesso argomento in dettaglio: Consulta per l'islam italiano.
A differenza della maggioranza delle altre confessioni religiose, l'islam non ha una intesa con lo Stato italiano. Un forte problema in tale senso è costituito dalla mancanza di una forma associativa chiaramente rappresentativa della maggioranza dei musulmani in Italia.
Un primo tentativo di far fronte a tale situazione è avvenuto nel 2000, con la costituzione dell'associazione Consiglio islamico d'Italia, avente l'obiettivo di una rappresentanza unitaria dell'Islam sunnita di fronte allo Stato italiano per la stipula e l'esecuzione di un'intesa. A tale associazione prendevano parte l'UCOII (con Nour Dachan vicepresidente), la Lega musulmana mondiale (con Mario Scialoja presidente) e il Centro islamico culturale d'Italia (nonostante la contrarietà della sua componente marocchina). L'associazione non è durata a lungo, a causa dei contrasti tra la componente filo-saudita e la componente vicina ai Fratelli Musulmani. Allo stato attuale, essa esiste solo formalmente[6].
Nel 2005 il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu ha nominato una "Consulta per l'islam italiano" (cosiddetta Consulta islamica), composta da 16 membri, metà dei quali cittadini italiani, comprendenti tanto esponenti della cultura e delle associazioni musulmane laiche quanto dirigenti di associazioni religiose. Vi prendono parte per l'Islam sunnita UCOIILega musulmana mondialeCOREIS e UIO; per l'Islam sciita la presidente della Comunità ismailita italiana[6].

    Note

    1. ^ a b c d "Caritas Dossier Immigrazione 2007"
    2. ^ a b (ITISMU 1 gennaio 2016 dati mussulmani totali + distribuzione regionale, su ismu.org, 1º gennaio 2016. URL consultato il 9 agosto 2016.
    3. ^ a b Dossier Statistico Immigrazione
    4. ^ intervista 1
    5. ^ a b Andrea Spreafico, La presenza islamica in Italia (PDF), in “Instrumenta”, Scuola Superiore dell’Amministrazione dell'Interno-SSAI, IX,, nº 25, gennaio-aprile, pp. 173-243., ISSN 1974-2258URL consultato l'8 aprile 2016.
    6. ^ a b c d e f g h i Cesnur
    7. ^ ZENIT - “Le religioni in Italia”: censite oltre 600 fedi e “vie spirituali”
    8. ^ I Musulmani in Italia - Rapporto OSI
    9. ^ Rapporto sulla situazione dei musulmani in Italia rispetto alla fruizione di beni e servizi
    10. ^ Rapporto sulla situazione dei musulmani in Italia rispetto alla fruizione di beni e servizi
    11. ^ Francesco Pontorno, Un teatro trasformato in moschea, Magmagazine.it, 13 giugno 2012.
    12. ^ Claudia Campese, Inaugurata la nuova moschea di Catania « Sarà un centro di dialogo e stabilità », su Ctzen.it, 15 dicembre 2012.
    13. ^ Pubblicazione di Andrea Spreafico presso la Scuola superiore dell'Amministrazione dell'interno, p.183
    14. ^ Settimo rapporto sulle migrazioni 2001 p. 257
    15. ^ Settimo rapporto sulle migrazioni 2001, p. 258-259
    16. ^ Pagina sulla Consulta islamica sul sito del Ministero dell'Interno
    17. ^ Articolo dall'archivio del Corriere della Sera
    18. ^ Islam, Islamism and Jihādism in Italy diLorenzo Vidino dal sito dell'Hudson Institute
    19. ^ Massimo IntrovignePierluigi ZoccatelliLe religioni in Italia: La Murîdiyyacesnur.orgURL consultato il 22 agosto 2009.
    20. ^ Scuole islamiche, ecco i testi della discordia, su Il MessaggeroURL consultato il 1º settembre 2007.
    21. ^ Scuole islamiche, l'intolleranza s'impara sui libri, su Il GiornaleURL consultato il 1º settembre 2007.
    22. ^
    23. ^ Corriere della Sera, 6 novembre 2010
    24. ^ una molotov anti moscheaIl Corriere della Sera, 26 febbraio 1994
    25. ^ a b Vladimiro Polchi, "Moschee d'Italia, la mappa del rischio", La Repubblica, 8 marzo 2008
    26. ^ Milano, ordigno alla moscheaLa Stampa, 03-02-2007. URL consultato il 10 aprile 2008.
    27. ^ Milano, molotov contro moschea È il terzo attentato da luglioLa Repubblica, 24-10-2007. URL consultato il 10 aprile 2008.
    28. ^ Bombe incendiarie davanti alle moschee "Non reagire a nessuna provocazione"La Repubblica, 16-08-2007. URL consultato il 10 aprile 2008.
    29. ^ Attentati a moschee e centri islamici arrestato Sandalo (ex Prima Linea) - cronaca - Repubblica.it
    30. ^ Attentato incendiario contro la moscheaIl Resto del Carlino, 04-08-2010. URL consultato il 19 maggio 2011.

    Bibliografia

    • I cristiani e l'islàm in Italia. Conoscere, capire, accogliere i musulmani, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 2000;
    • Stefano Allievi - Felice Dassetto; Il ritorno dell'Islam. I musulmani in Italia, Edizioni Lavoro, Roma 1993;
    • Stefano Allievi; I nuovi musulmani. I convertiti all'Islam, Edizioni Lavoro, Roma 1999.
    • Stefano Fabei; Il fascio la svastica e la mezza luna. Mursia, Milano, 2003. ISBN 978-88-425-3059-6
    • Silvio Ferrari (a cura di), Musulmani in Italia. La condizione giuridica delle comunità islamiche, Il Mulino, Bologna, 2000.
    • Manfredi Martelli; Il fascio e la mezza luna Edizioni Settimo Sigillo, Roma, 2003.
    • Antonio J. Munoz; Hitler's Muslims: Muslim Volunteers in Hitler's Armies, 1941-1945. Europa Books, 2007. ISBN 978-18-912-2773-8
    • Chantal Saint-Blancat (a cura di); L'Islam in Italia. Una presenza plurale, Edizioni Lavoro, Roma, 1999;
    • Vito Salierno; I musulmani in Italia (secoli IX-XIX) , Capone editore, Lecce, 2006. ISBN 978-88-834-9080-4
    • M. Khalid Rhazzali; La percezione generazionale dell'islam, in A. Surian, a cura di, Lavorare con la diversità culturale. Attività per facilitare l'apprendimento e la comunicazione interculturale, Erickson, Trento, pp. 31–69.
    • M. Khalid Rhazzali; L'islam in carcere. L'esperienza religiosa dei giovani musulmani nelle prigioni italiane, FrancoAngeli, Milano, 2010.