giovedì 15 giugno 2017

Il Corridoio Sciita dall'Iran al Mediterraneo è diventato realtà: Siria e Iraq hanno collegato i loro confini aggirando gli jihadisti sunniti e sbaragliando l'Isis




Syrian, Iraqi, and Lebanese insurgencies.png

    Controlled by the Syrian opposition    Controlled by the Ba'athist Syrian government    Controlled by the Iraqi government    Controlled by the Lebanese Government    Controlled by Hezbollah    Controlled by the Islamic State of Iraq and the Levant (ISIL, ISIS, IS, Daesh)    Controlled by Tahrir al-Sham (HTS)    Controlled by the Rojava (Syrian Democratic Forces)    Controlled by Iraqi Kurdistan    Controlled by the Turkish Army and Euphrates Shield rebel forces    Disputed territory

In un articolo dell’ultima edizione del The New Yorker si scrive che “per la prima volta dall’inizio della guerra in Siria, i combattenti appoggiati dall’Iran sono riusciti a conquistare un percorso diretto tra le frontiere iraniane e la costa del Mediterraneo”, ha indicato il settimanale.  Si tratta di un collegamento diretto che mette in comunicazione la frontiera iraniana con il Mar Mediterraneo.

Secondo la pubblicazione, questo grande privilegio corrisponde alla recente avanzata delle forze alleate dell’Iran tanto sul terreno iracheno come sul territorio siriano che hanno sbaragliato i gruppi terroristi come l’ISIS. Il grande obiettivo della corsa ad est delle forze siriane era il controllo del confine iracheno.

Alla luce di questi sviluppi, si comprende meglio quale sia stata la tattica del comando siriano-russo-iraniano : bloccare le truppe dei fantocci filo-statunitensi dell’ESL in combattimenti secondari, vicino al confine con la Giordania, per aggirarli più ad est verso il confine iracheno. Gli statunitensi a quanto pare non se ne erano accorti.
La rapida avanzata delle forze siriane ed alleate ha aggirato le due basi degli USA e ha neutralizzato completamente i fantocci degli Stati Uniti, a quanto pare con la presenza di forze speciali russe per scoraggiare bombardamenti accidentali.

La conquista del confine Iracheno-siriano rende possibile il collegamento con le unità di Mobilitazione Popolari sciite, le forze che hanno sbargliato il Daesh dalla parte irachena, a Mosul e dintorni. La probabile mente strategica che ha diretto le operazioni è stata quella del generale iraniano Soleimani, ricomparso non a caso fra le sue truppe, una volta avvenuta la conquista del confine.


Forze sciite sul confine Iraq-Siria
La rete di strade che inizia dalla frontiera iraniana con l’Iraq e percorre tutto il paese fino alla Siria, è stata assicurata la scorsa settimana quando i combattenti sciiti pro iraniani hanno catturato l’ultima serie di vallate irachene vicine alla frontiera siriana”, spiega la pubblicazione The New Yorker.
Citando Fabrice Balanche, dell’Istituto Washington per la politica del Medio Oriente, l’articolo mette in risalto che “è un percorso iraniano” e aggiunge che gli iraniani possono andare dalla frontiera irachena fino al Mediterraneo.




Dopo aver sottolineato la cruciale importanza di questo grande vantaggio strategico, segnala che la rotta terrestre unisce tutti gli alleati dell’asse della Resitenza nella zona, ovvero Hezbollah, il Governo di Damasco e il Governo di Baghdad.

In relazione a questo, si fa conoscere il grande scontento delle autorità della regione semiautonoma del Kurdistan iracheno, i quali richiedono aiuto al presidente statunitense, Donald Trump, di fronte a questa situazione.

Rimane il fatto, riconosciuto da tutti gli osservatori, che i governi di Damasco e di Baghdad, alleati contro i gruppi terorristi, sono stati gli unici a combattere sul terreno i terroristi mentre altri (gli USA e Israele) facevano il “doppio gioco”. La sconfitta dei terroristi takfiri va a beneficio dei loro popoli, della sicurezza e della pace nella regione, con il contributo essenziale dato dall’Iran e dalla Russia ed dai loro alleati in Siria ed in Iraq.

Fonte: Hispan Tv


Traduzione e sintesi: Luciano Lago – Controinformazione





Il cambiamento più importante degli ultimi giorni sono le forze governative siriane che da sud-est avanzano al confine iracheno. Il piano originale era liberare al-Tanaf a sud-ovest per assicurarsi alla frontiera l’autostrada Damasco-Baghdad. Ma al-Tanaf era occupata da invasori statunitensi, inglesi e norvegesi e dai loro ascari. I loro aerei attaccarono i convogli siriani in avvicinamento. Il piano statunitense era passare da al-Tanaf a nord del fiume Eufrate, per catturare e controllare tutto il sud-est della Siria. Ma Siria ed alleati hanno compiuto una mossa inattesa impedendo tale piano. Gli invasori furono esclusi dall’Eufrate dall’avanzata siriana da ovest ad est, al confine iracheno. Elementi iracheni delle Unità Militari Popolari del governo iracheno si muovono incontrando le forze siriane al confine. Gli invasori statunitensi sono ora in mezzo al deserto piuttosto inutile di al-Tanaf, dove la sola opzione è di morire di noia o tornare in Giordania, da dove sono venuti. L’esercito russo chiariva nettamente che sarebbe intervenuto se gli Stati Uniti attaccavano le linee siriane avanzando verso nord. Stati Uniti ed alleati non hanno alcun mandato in Siria innanzitutto. Non c’è alcuna giustificazione per attaccare le unità siriane. L’unica opzione è ritirarsi. La mossa degli Stati Uniti su al-Tanaf fu coperta dall’attacco dei fantocci statunitensi nel sud-ovest della Siria. Un grosso gruppo di “ribelli”, comprendente al-Qaida e rifornito dalla Giordania, avanzava su Dara controllata dal governo siriano. Si sperava che l’attacco deviasse le forze siriane dall’avanzata verso est. Ma nonostante l’uso di attaccanti suicidi, l’assalto su Dara falliva davanti le forti difese delle forze siriane. Non suscitava la voluta deviazione. Le postazioni siriane a Dara furono rafforzate da unità provenienti da Damasco che ora attaccano i terroristi filo-statunitensi. Si avevano significativi progressi nei sobborghi meridionali di Dara e l’attacco dell’Esercito arabo siriano probabilmente continuerà fino al confine giordano.

I piani statunitensi in Siria meridionale, occidentale e orientale, sono ormai falliti. A meno che l’amministrazione Trump non sia disposta ad inviare altre forze avviando apertamente e illegittimamente la guerra al governo siriano e agli alleati, la situazione è contenuta. Le forze siriane liberano il territorio a sud, attualmente occupato dagli ascari statunitensi e da altri gruppi terroristici. A nord-ovest i gruppi taqfiri si concentrano attorno Idlib e a nord. Tali gruppi sono sponsorizzati da sauditi, qatarioti e turchi. La recente disputa tra Qatar e altri Stati del Golfo ha gettato nel caos Idlib. Gruppi sponsorizzati dai sauditi ora combattono i gruppi sponsorizzati da turchi e qatarioti. Tali conflitti coprono l’animosità tra al-Qaida e Ahrar al-Sham. Le forze governative siriane circondano la provincia e la Turchia nel nord ha chiuso il confine. I taqfiri ad Idlib si cucineranno nel loro brodo finché non saranno completamente esauriti. Infine le forze governative avanzeranno distruggendo ciò che ne resterà.
Al centro della mappa le frecce dell’Esercito arabo siriano (rosso) puntano verso le aree desertiche detenute dallo SIIL che si ritira ad est (frecce nere). Muovendosi contemporaneamente da nord, ovest e sud, le forze governative siriane avanzano rapidamente per diversi chilometri ogni giorno. Nell’ultimo mese sono stati liberati 4000 kmq e oltre 100 insediamenti e città. In poche settimane avranno liberato tutte le aree (marrone) dello SIIL fino all’Eufrate e al confine siriano-iracheno. Mezzi gittaponte russi arrivano in Siria, necessari ad attraversare l’Eufrate e a liberare le aree a nord. Nel frattempo gli Stati Uniti sostengono le forze curde (frecce gialle) che attaccano Raqqa.
Il comando russo sostiene che curdi e Stati Uniti si sono accordati con lo SIIL per farne uscire i combattenti da Raqqa verso sud ed est. La rapida avanzata dei curdi verso la città conferma l’affermazione. Sembra che non ci sia resistenza dallo Stato islamico. Tutte le forze dello SIIL rimaste in Siria, provenienti da Raqqa e dalle aree desertiche, avanzano verso l’Eufrate e Dayr al-Zur. Vi sono più di 100000 civili filo-governativi e una guarnigione siriana da tempo circondati dallo SIIL. Gli assediati vengono riforniti via aerea. La guarnigione siriana ha respinto a lungo gli attacchi dello SIIL. Ma con migliaia di nuove forze dello Stato islamico che puntano sulla città, le truppe governative rischiano di essere sopraffatte. I rinforzi vanno inviati in città per respingere lo SIIL e impedire un grande massacro. L’alternativa migliore è per via terra. Ma l’Esercito arabo siriano è stato rallentato dai fantocci degli Stati Uniti a sud. Si prepara una nuova grande avanzata delle forze governative verso Dayr al-Zur. Si può solo sperare che arrivi in tempo.
Gli ascari di Qatar, Arabia Saudita e Turchia, diretti dalla CIA, hanno condotto una guerra lunga sei anni contro la Siria e il suo popolo. Con Qatar e Turchia ora opposti a sauditi e alleati statunitensi, la banda che attaccava la Siria sbanda. Lo Stato islamico viene velocemente ridotto e sconfitto. Il tentativo statunitense di avanzare a sud è stato sventato. A meno che gli Stati Uniti non cambino e attacchino massicciamente la Siria con il proprio esercito, la guerra contro la Siria è finita. Molte aree vanno ancora liberate. Gli attentati nel Paese continueranno per diversi anni. Le ferite richiederanno decenni per guarire. Negoziati dovranno tenersi sulle aree del nord controllate da Turchia e Stati Uniti. Dovranno essere raggiunti ulteriori sistemazioni, ma la guerra su larga scala contro la Siria è finita. Nessuno ha vinto nulla. I curdi, che per ora sembravano i soli vincitori, hanno appena gettato via le loro vittorie. Le forze curde delle YPG hanno commesso l’errore di chiedere apertamente sostegno all’Arabia Saudita. Gli anarco-marxisti delle YPG, che mostrano sempre con orgoglio il loro femminismo, si avvicinano all’improvviso ai mezzani wahhabiti medievali, rovinandosi l’immagine di forza progressista di sinistra. Tale mossa rafforzerà opposizione e ostilità da Turchia, Siria, Iraq e Iran. Tutti i progressi politici ottenuti in guerra mantenendo una stretta neutralità tra “ribelli” e governo siriano, sono ora in pericolo. La mossa è una follia. La zona curda è completamente circondata da forze più o meno ostili. Il sostegno statunitense o saudita all’enclave curda chiusa e circondata non è sostenibile alla lunga. I curdi hanno quindi dimostrato di essere i peggiori nemici del tentativo di avere uno Stato curdo (semi)sovrano. Saranno ricacciati nelle loro aree di origine, rientrando nello Stato siriano.Il segretario alla Difesa Mattis è stato interrogato al Congresso sulla situazione in Siria. Non c’è ancora una trascrizione, ma alcuni tweet di una giornalista di Stars&Stripes che vi partecipava:
Tara Copp @TaraCopp – 3:11 – 13 giugno 2017
#SecDef Mattis dice che le forze “governative” passate nel sud della Siria vicino alla base di al-Tanaf sono in realtà russe.
#SecDef Mattis: “Non prevedevo che i russi sarebbero andati lì (vicino ad al-Tanaf)… non è una sorpresa per la nostra intelligence“.
Gli Stati Uniti avevano affermato che il governo siriano aveva schierato le forze verso al-Tanaf erano “sostenute dall’Iran” o “guidate dall’Iran”. Ora il Segretario della Difesa dice che era una menzogna. Erano russi alleati del governo siriano. I russi certamente non prendono ordini dai generali iraniani. Non c’è da meravigliarsi che il comando russo abbia emesso netti avvertimenti contro qualsiasi attacco a queste forze. Mattis svela anche l’incapacità di un pensiero strategico. Credeva veramente che i russi non si recassero ad al-Tanaf per coprire i compagni siriani? Era chiaro da mesi che i russi sono dappertutto in Siria. Non lasceranno cadere il governo siriano per compiacere Mattis o Trump o qualcun altro. Il problema strategico per loro è chiaro, e lo è da un pezzo. Lottano, e l’hanno detto. Ed è assolutamente stupido credere qualsiasi altra cosa. Al-Tanaf è una questione tattica, ma le forze statunitensi ne fanno una strategica. Non è giustificabile. Ci si deve chiedere nuovamente quali siano i possibili vantaggi per gli Stati Uniti nel difendere quel posto nel deserto. Null’altro se non il “principio” di poter evidentemente iniziarvi una guerra molto più grande. “La guarnigione di al-Tanaf è circondata da forze ostili. Le forze statunitensi nella zona dovrebbero combattere contro le linee siriane per arrivare ad al-Buqamal, rischiando un’ulteriore l’escalation. E adesso? Gli Stati Uniti sono disposti a proteggere queste forze in perpetuo? Daranno copertura aerea alle forze che si scontrano direttamente con le forze alleate dei siriani al di fuori della zona di 55 chilometri? I precedenti tre attacchi hanno richiesto un’azione di contrasto che ha minato gli interessi statunitensi? Purtroppo la risposta all’ultima domanda è sì… La strategia dovrebbe guidare la tattica quando si tratta di affrontare gli iraniani in Siria, e non il contrario… Gli Stati Uniti possono difendere una guarnigione nel deserto siriano. Tuttavia, le ragioni per farlo sono prive di scopo, facendo una semplice analisi dei costi, è impossibile”. Questa intuizione non è ancora arrivata al dipartimento della Difesa e al comando sul campo statunitensi. Il comandante statunitense locale ha inviato un sistema di artiglieria a lungo raggio HIMARS dalla Giordania ad al-Tanaf. HIMARS ha una gittata di 300 chilometri. Non pesa nella prospettiva tattica se il tiro provenga dalla Giordania o da al-Tanaf, 12 chilometri in Siria. È una mossa simbolica per “mostrare bandiera” ad al-Tanaf ma espone il sistema ad un legittimo attacco dalle forze siriane, russe e iraniane. Come il segretario di Stato Tillerson ha giustamente affermato: gli Stati Uniti non hanno alcuna autorità legale per attaccare le forze siriane, iraniane o russe. Proprio nessuna. Invadere la Siria non ha legittimità. La Siria, invece, ha l’autorità legale per scacciare le truppe statunitensi. Spostare l’HIMARS ad al-Tanaf è una grandissima idiozia. È giunto il momento per Washington di finirla con tali sciocchezze.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Fonte: https://aurorasito.wordpress.com/2017/06/15/siria-inizio-della-fine-della-guerra/

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