mercoledì 4 gennaio 2017

Aion di C. G. Jung

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La progressione tematica in Aion: L’archetipo di Cristo: simbolo speculare per il Sé
di Diego Pignatelli Spinazzola presso il sito:
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La progressione tematica in Aion: L’archetipo di Cristo
Simbolo speculare per il Sé

Dallo gnosticismo, al cabalismo, all'alchimia, all'esegesi pre-cristiana e talmudica, le immagini di Jung precorrono l'emblematico caleidoscopio della psiche oggettiva, attraverso una progressione di mitemi collegati ancestralmente al retroterra mitologico e simbolico che costellava il mundus archetypus dell'antico medio oriente e del medioevo antico fino ad accendere quella divina scintilla dell'anima mundi che risollevò transitoriamente il lumen naturae della ricerca. Portatore di questo domicilium Jovis o costellazione planetaria, C.G. Jung si erse a spiritus rector della complessità archetipica che intanto fondava il "mundus" delle origini sull'archetipo di Cristo, vero perno centrale e vero cosmogramma mundi dell'istanza archetipica del Sè. Jung non mise tanto l'accento sul pittogramma o mandala Tetramorfo di Cristo quanto sul dominum che questi investiva nella posizione di Re troneggiante alias Sol invictus. La planetaria costellazione che andava dalla Palestina all'Egitto copto e la Siria precostituiva quell'antico domicilium che ebbe poi aurea incidenza nello gnosticismo. L'antico culto siriaco svoltosi in onore alla Dea Madre Derceto Atargatis preconfigurò al suo interno l'archetipo prototipico di Cristo: l'Ichthys. Da queste varianti sorsero poi simboli che si allinearono alla descrizione talmudica, cioè il Leviatano offerto in sacrificio come pasto eletto, sanctior cibus per i pisciculi, così venivano chiamati i primi cristiani. Da questi proto-simboli si sviluppa nella letteratura junghiana il concetto di archetipo del Sè. A dire il vero Jung corroborò questo concetto con una letteratura alchemica che già da Alberto Magno e Pietro Bono aveva "cristificato" il simbolo del Sè nel lapis philosophorum, cardine angolare del concetto alchemico equiparato a Cristo.

Snodando l'immaginale elaborazione che si tematizza in Aion (1951), Jung prende successivamente a prestito da Dorneus termini quali "Caelum" e "Centrum" per indicare quell'indicibile istanza pre-modellatasi sulla fugura archetipica del redentore. Pietra o lapis è un sinonimo alchemico per dire Cristo, immagine speculare del Sè. Il tipo di speculazione infatti che va di pari passo con una progressione simbolica, recupera in Aion (1951), immagini come fossero opere di scavo nell'arabesco paleolitico che Jung ci propone, in quell'Aquarium sapientiae dove i due emisferi, lato nord e lato sud sono governati dai pesci, Cristo e l'Anticristo, a formare un doppio o una croce. Il conflitto morale e la lacerazione degli opposti psichici veniva rappresentato da quella crocifissione dell'ego che anteponeva Cristo all'Anticristo. Questa bipolarità (2 X 2) del extra mundum del Sè e dell'intra mundum evidenziato da Edinger (L'archetipo Cristo. Commentario junghiano sulla vita di Cristo, Zephyro 2000), è un processo che raffigura quella sintesi in un unico archetipo (Cristo) tra l'io ed il Sè, tra il Cristo terreno, Adam secundus e la sua controparte transpersonale, il filius macrocosmi o Redemptor degli alchimisti.

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La croce si snoda nella bipolarità stessa tra l'interno e l'esterno, tra l'intimo conflitto tra il Cristo corporeo ed il Cristo transpersonale (corpo/spirito) tra quest'interiore liaison che pone la coscienza difronte alla croce ed alla drammatica antinomia morale degli opposti. La croce come elemento primordiale coagulante dell'esperienza psichica si situa essa stessa quale funzione trascendente al centro di una presupposta bipolarità del Sè. I Dioscuri, Castore e Polluce, il mortale e l'immortale si muovono al centro di un unità complessuale che si divide tra extra mundum e intra mundum. Ci riferiremo a questi come estroversivo ed introversivo nella classica definizione che Jung ne dà nei Tipi psicologici (1921). Se uno è epimeteico l'altro è prometeico, al che il Sé transpersonale restituisce all'ortodossia il suo docetismo, all'agnosticismo il suo gnosticismo, all'essoterismo il suo esoterismo. La croce ci rivela ancora che il mare nostrum dove nuotano i due pesci, è il mare immensum di cui essi sono portatori, perchè nel corpo di quest'indicibile immensità nuotano Castore e Polluce, Cristo e Anticristo come pesci delle origini, modelli prototipici gallegianti sull'oceano dell'origine primordiale definito come contenuto inconscio. Da quest'immagine presa in prestito dal De lapide philosophico di Lambsprinck (1625) è facile notare di come il mare sia il corpo o l'inconscio, mentre i due pesci simboleggiano lo spirito e l'anima.
Nel dramma dell'umanità questi due elementi sebbene secolarizzati hanno sempre rappresentato gli opposti che si lacerano ma che poi si levano dall'antitesi morale della croce per congiungersi nella coniunctio della loro reciprocità nel corpus glorificatum di Cristo, il Rex Gloriae. Il conflitto morale è motivo portante della gran parte delle Opere di Jung. La dicotomia come la lacerazione tra gli opposti ed il problema etico sono la controprova che Jung stava tentando un approccio al problema religioso elevando in reciproca combinazione i due aspetti del Sè ed il mercurius duplex che da questa bipolarità voleva rappresentare proprio quei contenuti e quei processi inconsci riflettendone l'intimo e lacerante conflitto. Ma rinvenendo un tentativo di scavo, le ipotesi junghiane e le corroborazioni metateoriche si aprivano al quanto un varco nel mundus archetypus della psiche oggettiva, calandosi nel corpo sublunare del mito gnostico ed alchemico e con questo penetrando quel mondo immaginale di cui essi sono ancora e tuttora forze edificanti, perchè provenienti da un retroterra-altro che di quell'intra mundum dell'immaginazione attiva parafrasando ancora Edinger (2000), sono le primigenie acque mercuriali.

Diego Pignatelli Spinazzola

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Riferimenti:

F.E. Edinger, L'archetipo Cristo. Commentario junghiano sulla vita di Cristo, Zephyro Edizioni, Milano 2000.

C.G. Jung, Psicologia e alchimia (1944), in Opere Vol. XII, Bollati Boringhieri, Torino 2006.

C.G. Jung, Aion: Ricerche sul simbolismo del Sé (1951), in Opere Vol. IX, Bollati Boringhieri, Torino 2005.

C.G. Jung, Opere Vol. 14 (1955/56) / Mysterium coniunctionis, Curato da M.A. Massimello, Bollati Boringhieri, Collana Gli archi 19, Torino 2008.

C.G. Jung, Tipi psicologici (1921), Newton Compton Editori, Roma 2009.



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