lunedì 15 agosto 2016

Alpha-Omega. Capitolo 3. Come l'Ordine convertì Thomas Ariston




"Ci sono alcuni intellettuali che pensano troppo per poter essere veramente utili o affidabili: per questo il nostro Ordine deve evitare al suo interno quelle forme di deriva intellettualistica che non possono essere utilizzate al fine di giustificare, di fronte alle masse, la sostanziale arbitrarietà su cui si basa il nostro potere".

MARY ANN RIPLEY, VICEPRESIDENTE OEU, DIRETTIVE GENERALI PER L’UNIVERSITA’ GLOBALE
III




      Inizialmente, il Consiglio Supremo dell'OEU aveva avuto sede New York, presso il Palazzo di Vetro dell’ONU, di cui l’Ordine aveva ereditato le funzioni.
Poi il sovrappopolamento, l’inquinamento e il caos della megalopoli l’avevano resa una sede poco consona alle esigenze di benessere personale dei Maestri, e nell’anno 2103 si era deciso di costruire una nuova sede nel verde stato dell’Oregon, sulla West Coast degli ex Stati Uniti.
     La nuova capitale dell’OEU era un vero paradiso: una città immersa nel verde, battezzata col nome di Dracon, in onore della maggioranza cinese che aveva colonizzato da anni la zona dell’Oregon.
Questa nuova capitale ospitava numerosi edifici governativi in un ambiente completamente bonificato e protetto, dove tutto era funzionale al benessere e alla serenità della classe dirigente.
      Tra i complessi principali di Dracon spiccava il maestoso campus della Università Globale dell’Ordine, dove si laureavano i Maestri. Poco distante dal campus sorgeva il parco centrale, circondato dalle colline su cui sorgevano i palazzi del potere. Era una bizzarra riedizione dell’ormai distrutto Central Park di New York, però, attorno, più che i grattacieli aveva delle verdi colline con in cima qualche palazzo.
      Un silenzio quasi irreale regnava in quella strana capitale del mondo.
Solo poche aeromobili erano autorizzate a transitare nella zona, e tutte erano state dotate di impianti antinquinamento.
      Al lato opposto rispetto al distretto governativo, e ad una certa distanza dal parco e dal campus, c’era l’aeroporto, divenuto col tempo un vero e proprio “spazioporto” negli anni della prima colonizzazione della Luna.
       Ma per “traffico spaziale” si intendeva soprattutto quello delle aeromobili.
Solo I Maestri erano autorizzati a possedere un’aeromobile per uso privato: misura restrittiva resa necessaria dal numero intollerabile di incidenti dei primi anni del secolo XXII, soprattutto dopo l’introduzione dei primi modelli di utilitarie meno costose e accessibili ad altri ceti sociali.
      I Maestri più ricchi, per distinguersi, preferivano far guidare un pilota-autista, la cui patente era rilasciata direttamente dalla Gastac: Galaxy Space Travel Aeromobile Corporation.
      I piloti-autisti, come del resto i piloti di aeronavi, erano rappresentati da un potente sindacato, uno dei pochi che era stato in grado di tenere testa alla Gastac nella definizione dei contratti. Tuttavia, da quando la Gastac, dopo anni di crisi finanziaria e ristrutturazione, era finita sotto il controllo azionario della Alpha-Omega, il potere dei piloti era diminuito senza ragioni apparenti: non c’erano più stati scioperi e non erano neppure stati richiesti aumenti salariali, il che era assolutamente inusuale.
     Tutto ciò lo sapeva bene il Maestro Thomas Ariston: suo padre era stato, molti anni prima, un pilota-autista della Gastac.
Thomas, al solo ricordo, si sentì pervadere dalla nostalgia.
Nei tempi felici.
Era un lavoro ben remunerato, che aveva garantito alla famiglia una relativa stabilità economica, e una serenità che pochi potevano vantare in quegli anni turbolenti per la storia umana. Vivevano a Vancouver, in una villetta.
Ma, quando Thomas aveva solo sette anni, era incominciata una recessione economica, la Gastac era entrata in crisi e il padre era stato licenziato dal suo superiore, un Maestro dell'OEU con incarichi dirigenziali.
Troppo poco erano durati quei tempi felici.
Ristrutturazione, dissero: le necessità economiche prima di tutto!
Suo padre aveva tentato di lavorare come pilota-autista autonomo, ma per acquistare una aeromobile si era dovuto indebitare. I clienti non erano molti e la concorrenza era spietata: gli affari andavano sempre peggio. Alla fine si era trovato costretto a rivendere l’aeromobile per pagare i debiti e gli interessi.
Si era messo a cercare lavoro come operaio generico e aveva ottenuto alcuni contratti a termine, ma a condizioni umilianti e in contesti precari.
Erano anni di crisi, dicevano i datori di lavoro, e “noi non siamo enti di beneficenza”. E chi poteva dargli torto?
Da quel momento suo padre era cambiato: era diventato cinico, nervoso, irascibile, come non era mai stato prima, ed anche il rapporto con la moglie e il figlio ne aveva risentito. La serenità era svanita, come pure la speranza: la crisi economica perdurava ormai da quattro anni e non si vedevano miglioramenti sostanziali.
Ma poi un bambino cosa poteva capire di queste cose? Io ricordo solo le liti e la miseria…
Tutto ciò ancora provocava in Ariston una amarezza inesprimibile.
La cosa peggiore era vedere suo padre incupirsi, spegnersi…
Thomas aveva adorato suo padre, negli anni felici: era stato il suo punto di riferimento, la colonna della sua vita.
Ma poi la situazione era precipitata: passando da un lavoro temporaneo ad un altro, il padre diventava sempre più tetro, e la sua angoscia, crescendo di giorno in giorno, si stava trasformando in disperazione.
 Che fosse gravemente depresso era evidente da tempo, ma non si era potuto curare in modo adeguato…sì, perché i disoccupati e i lavoratori saltuari non erano in grado di pagarsi l'assicurazione sanitaria e dovevano affidarsi alle istituzioni di assistenza per i poveri: organizzazioni senza scopo di lucro, per lo più religiose.
Il primo ente a cui suo padre si era rivolto era gestito da volontari molto motivati, ma nel contempo molto scettici nei confronti delle cure farmacologiche (che tra l’altro erano costosissime), per cui si limitarono ad una serie di colloqui.
Thomas non aveva mai capito se quei dottori avevano sottovalutato il caso di suo padre o se avevano voluto risparmiare sui farmaci.
Fatto sta che suo padre era sprofondato in un abisso.
A quel punto gli avevano prescritto qualche farmaco molto blando e poco costoso, che non aveva sortito alcun effetto.
Si rivolsero ad altri enti, con risultati analoghi, finché, per disperazione, arrivarono persino ad affidarsi alle cure di un sacerdote che aveva idee particolari sulle cause dei disturbi depressivi e per curarli non utilizzava né farmaci, né colloqui, ma esorcismi.
Niente da fare: anche l’esorcismo non aveva migliorato le condizioni di suo padre.
Alla fine, come accadeva a molti disoccupati di mezza età, in crisi depressiva, anche suo padre era caduto vittima dell’alcolismo.
     Nel giro di pochi mesi anche le sue condizioni fisiche di salute precipitarono.
Una sera non tornò a casa. Lo trovarono morto in una panchina. L’autopsia registrò come causa del decesso un’overdose di alcool e farmaci generici, “quasi sicuramente a scopo di suicidio”.
Il coroner, un Maestro dell’Ordine, come tutti i laureati, aveva posto una mano sulla spalla di Thomas commentando:
Una morte iniqua”.
I Maestri amavano molto gli eufemismi.
Del resto, le parole non costavano niente e a parte quelle Thomas Ariston non ebbe nient’altro.
Aveva nove anni.
Sua madre, una donna forte, aveva reagito lavorando di più, come addetta alle pulizie o cameriera nelle ville dei ricchi.
Lavorò sodo per mantenere il figlio e fargli frequentare scuole di buon livello, visto che, a detta degli insegnati elementari, "il ragazzo prometteva bene".
E’ stato allora che la mamma mi ha spronato a studiare.
Lo aveva fatto con le migliori intenzioni, perché sapeva che le ottime doti intellettive di suo figlio andavano valorizzate.
I risultati non mancarono: Thomas divenne uno studente brillante e molto promettente.
Troppo promettente…
Al termine della scuola superiore, di indirizzo economico-commerciale, incominciò a farsi strada in lui l’ambizione di entrare a far parte dell’Oligarchia.
Era la massima ambizione possibile, e le probabilità di successo erano pochissime, perché in realtà l’Oligarchia non solo riservava i posti chiave ai figli degli stessi oligarchi, ma anche plasmava geneticamente questi stessi figli, con la fecondazione assistita o la clonazione, in modo tale che nascessero già predisposti ad essere dei leader.
In questo, si diceva che avesse proseguito un Programma Genetico antichissimo e segreto, chiamato, in codice, Il Serpente Rosso, e gestito da una società segreta che, secondo alcuni, si faceva chiamare L’Aristocrazia Nera.
L’Oligarchia negava quelle voci, eppure quando, durante il Grande Cataclisma di fine XXI secolo, molte famiglie dell’elite scomparvero misteriosamente, nacquero numerose leggende, con le versioni più disparate, ma tutte concordi su un unico punto: coloro che erano “spariti” facevano parte di un gruppo di Iniziati dediti a pratiche esoteriche.
Thomas non aveva mai dato credito a quelle leggende.
L’unica cosa certa era l’esistenza del Programma Genetico.
Ma la loro genetica ha creato dei mostri.
Nascevano figli apparentemente perfetti, bellissimi, e venivano educati secondo le migliori dottrine pedagogiche. Eppure assai spesso, senza alcuna spiegazione, i rampolli diventavano tristi e fragili e cadevano nella dipendenza di droghe più o meno pesanti.
Invece capitava, paradossalmente, che molti figli della “plebe”, come sprezzantemente veniva chiamata quella stragrande parte dell’umanità che non apparteneva all’Oligarchia, crescessero più sani e più forti, temprati dalle avversità, e dimostrassero di avere tutte le qualità per diventare degli ottimi Maestri dell’OEU.
Questo fatto non era molto gradito agli oligarchi, che vedevano la propria prole decadere, a vantaggio “di quegli straccioni” (così una volta, in un momento di rabbia, li aveva definiti l’onorevole Mary Ann Ripley, Vicepresidente dell’OEU), e tuttavia essi stessi si rendevano conto che c’era bisogno di immettere nell’Ordine del personale valido, per evitare la paralisi dell’economia.

 

Le crisi del XXI secolo hanno lasciato cicatrici evidenti. Per questo hanno ampliato le “borse di studio” per noi “plebei”.
Quel pensiero lo turbò, perché era stata quella “finestra” verso il presunto paradiso degli oligarchi a creare in Ariston un’ambizione smodata che lo aveva condotto poi a tanta sofferenza.
A diciotto anni, dopo uno studio folle, vinse l'ambitissima borsa di studio per l'Università Globale, e si trasferì al campus di Dracon.
 Furono anni durissimi.
All’Università Globale, accanto alle materie economiche, giuridiche, matematiche, statistiche, sociologiche e psicologiche per diventare un perfetto Maestro, si veniva anche, (e soprattutto!), sottoposti ad un condizionamento psicologico continuo e rigoroso, basato principalmente sul “pensiero positivo”, sull’ottimismo della volontà e sulla Programmazione Neuro-Linguistica.
L’uso del lessico “politicamente corretto” era imprescindibile.
Ma il “lavaggio del cervello” avveniva anche in maniera indiretta, attraverso una sorta di moral suasion, una persuasione sottile, per mezzo della quale il codice etico emergeva come corollario immediato delle teorie scientifiche, in ambito sia naturale che sociale.
Dietro a teorie economiche caratterizzate da un formalismo astratto, si celavano delle ipotesi date per scontate, considerate ovvie e naturali e la cui “normalità” si “respirava nell’aria”.
Un “credo” implicito secondo cui, tra l’altro, il libero mercato globale, senza frontiere, era il contesto che garantiva la massima efficienza e l’OEU ne era il Garante supremo, il “gendarme benevolente”, come amava definirsi, e il “solerte soccorritore” nei momenti di crisi.
E le crisi avveniva spesso.
Uno dei dogmi dell’OEU impone che, durante le crisi, gli unici enti da finanziare siano le banche. Mai le famiglie. Mai!
Quel Dogma si scontrava, nella mente di Thomas, col ricordo della sua storia familiare: il licenziamento del padre, i lavori precari, la miseria, la malattia, la mancanza di assistenza valida, il velleitarismo delle organizzazioni caritative, e infine… orribile… l’oscenità di quel cadavere gonfio…
Basta!
Il condizionamento psicologico gli imponeva di “pensare positivo” e di “incanalare la sua rabbia verso direzioni costruttive”: affari, e non politica.
     Ma proprio nella politica Ariston era riuscito a dirottare quel residuo di ossessività che neppure il condizionamento aveva del tutto cancellato. Era una sopravvivenza di idee estranee al Credo dell’OEU: un rifiuto lucido, e non emotivo, alla sua totalizzante imposizione.
Quel rifiuto era tutto ciò che gli restava della sua libertà.
     La lezione della mia infanzia è sopravvissuta a tutte le sovrastrutture che le hanno creato intorno. E’ il miracolo della mente umana ai suoi inizi.
     Provava sempre fierezza a quel pensiero. Era riuscito a trasformare le sue debolezze in quel tipo di forza necessaria per mantenere un margine di autonomia.
      Una forza tranquilla, come dice Yeras.
E non era l’unico a possederla: c’era una “opposizione interna” all’Ordine, un manipolo di idealisti che non riusciva ad accettare pienamente il Credo. Era la corrente cosiddetta "keynesiana” guidata dal Maestro Consigliere Abraham Yeras, e appena tollerata in seno all’Oligarchia, solo per mostrare un minimo di coerenza dell’Ordine nei confronti dei principi politici del liberalismo, a cui diceva di ispirarsi.
 La rappresentanza dei “solidaristi” all’interno del Consiglio Supremo era minoritaria e poco influente.
Però c’è! E l’opposizione ha i suoi diritti!
 Il solo fatto che ci fosse dimostrava, oltre a una certa “tolleranza” del regime, anche il fatto che il Credo non era così granitico come voleva sembrare e che il condizionamento poteva fallire.
La spiegazione di questa resistenza albergava nelle storie personali degli allievi, nella loro individualità, nel loro vissuto.
Ricordava ancora un discorso che Yeras aveva tenuto agli studenti “keynesiani”:
Nell’epoca della menzogna universale, dire la verità è di per sé un atto rivoluzionario
Era una citazione di Orwell, un autore che l’OEU aveva fatto di tutto per screditare, finendo però soltanto con lo screditare se stessa.
Thomas ricordava con nostalgia gli anni in cui si era legato al gruppo di studio di un docente che era stato allievo del Maestro Yeras, e si era laureato con una tesi di stampo keynesiano, che aveva sfiorato l’eresia.
 Ciò gli era costato molti punti in termini di valutazione, nonché varie note di biasimo, ma alla fine tutto gli fu perdonato in considerazione dei “vissuti familiari traumatici”, così recitava il giudizio finale.
Insomma, eretico sì, ma recuperabile.
E in fondo non si erano sbagliati.
Dopo tutto, sono qui, al loro servizio!
Ricordò come era stata orgogliosa di lui sua madre: aveva pianto di gioia il giorno in cui era stato proclamato Maestro dell'OEU e dopo tanti sacrifici, giustamente, si aspettava che il figlio ottenesse un lavoro che permettesse anche a lei di condurre finalmente una vita agiata.
Povera mamma, ancora si illude che ci sia sicurezza in questo sistema…
      All’inizio tutto era sembrato perfetto.
Come premio di laurea dall'Università aveva ricevuto in “leasing” a prezzo vantaggioso: un androide personale di sesso femminile straordinariamente realistico, un bonus per una plastica globale del proprio corpo e un kit standard per la riproduzione artificiale (era stato da poco autorizzato l’utilizzo di incubatrici bio-tecnologiche al posto delle “madri surrogate”). Il tutto per un valore equivalente a 10000 crediti, anticipati come “prestito d’onore” a tasso zero da restituire entro cinque anni dalla prima assunzione ad incarico “di formazione”.
Ma io ho atteso un po’…
Dopo la laurea, aveva viaggiato per vedere ciò che restava di bello sulla Terra, prima che anche questo fosse distrutto. Poi aveva comprato una casa nuova per sé e sua madre a Dracon, nell’illusione di inserirsi nella vita mondana della classe dirigente. Ma presto quella vita ad Ariston era divenuta estranea: anzi lo era sempre stata.
Alla mamma piaceva però, si sentiva finalmente rispettata…
Ma quella vita era molto costosa, e bisognava lavorare sodo per mantenere gli standard imposti dalle mode dell’Oligarchia.
Il suo primo incarico con contratto fisso, fu come contabile in una azienda di Hong Kong: guadagnò discretamente, poté mandare molti crediti alla madre, la quale, inebriata dalla nuova situazione, incominciò a spendere in modo preoccupante. Ciò rendeva ancor più necessario ad Ariston lavorare ulteriormente e fare carriera.
Carriera io? Come ho potuto illudermi?
Il suo “vissuto traumatico”, così come l’eresia keynesiana, non erano stati dimenticati nelle alte sfere e il suo carattere resistente al condizionamento gli costò quasi subito una nota di demerito ed un incarico “di punizione, come supervisore di una azienda di riso in Bangladesh, nel fangoso delta del Brahmaputra, una delle zone più inospitali del pianeta.
Lì era rimasto per due anni, tagliato fuori dal mondo, e stordito dal clima monsonico a cui era quasi impossibile adattarsi.
Poi, non avendo ancora ottenuto la fiducia dei superiori, ebbe un contratto triennale presso le rovine di Kandahar, come direttore di una piccola azienda agricolo-chimica produttrice di oppio e di morfina a fini medici.
Volevano farlo cadere in tentazione.
Hanno sperato che mi drogassi. Mi hanno messo alla prova, nel deserto freddo e roccioso con un popolo di fanatici oscurantisti.
Speravano che cedesse al fascino dell’oppio, e invece, con grande sorpresa di tutti, lui aveva resistito, e l’azienda aveva persino ottenuto dei buoni rendimenti.
Mi hanno rivalutato perché ho saputo tener buoni i terroristi con qualche donazione sottobanco. O mi adattavo, o mi avrebbero ucciso. Forse per me sarebbe stato meglio, ma per mia madre…
Aveva scelto la vita, ed era sceso a compromessi.
La vita è tutta un compromesso.
Questo gli era valso il perdono delle alte sfere e il diritto di tornare a lavorare a Dracon.
Poi era arrivata la chiamata di Marfol e l'incarico di Maestro Dirigente alla Spotlight di Montreal, ultimo baluardo contro l’espansione della Alpha-Omega.
Una bella promozione che farà felice la mamma…
Le avrebbe parlato solo dei benefici di quella promozione, tacendo i rischi, per non farla preoccupare.
       Sì, sarà felice…
Ma lui…lui, Thomas Ariston, era felice? Che domanda fuori luogo!
Un giorno aveva provocato un docente universitario con un intervento sul fatto che la maggioranza della popolazione viveva un’esistenza infelice.
Il vecchio volpone lo aveva fissato con un’espressione di disgusto: “E chi ha mai detto che gli uomini debbano essere felici?”
Thomas non aveva saputo replicare, e dopo tanti anni non era certo di aver trovato le parole giuste. Rimase a lungo a pensarci, anche quella sera, dopo essere salito sull’aerotaxi che l'avrebbe riportato a casa da sua madre.
Non trovò risposta.
Forse non c’erano risposte.
Forse…



 Cast

Keanu Reeves nel ruolo di Thomas Ariston
Hillary Clinton nel ruolo dell'onorevole Mary Ann Ripley, Vicepresidente dell'Ordine Economico Universale