sabato 23 luglio 2016

Il Trono del Toro. Capitolo 18. La morte di re Glauco e la seconda crisi dinastica



Cersei and the Dead King by Andrew Theophilopoulos:

Pochi mesi dopo il re giovane, Glauco, si ammalò di una strana febbre, che lo consumò fino alla morte in pochi giorni.
La moglie Arethusa, incinta, si disperava.
Pasifae appariva preoccupata, ma per qualcosa che non aveva niente a che fare con la morte di suo figlio.
Arethusa si indigno:
«Glauco mi raccontò che anche quando morì Arianna sei rimasta impassibile. Non ci volevo credere, ma ora capisco perché lui ti odiava così tanto»



Pasifae ignorò le parole della nuora:
Devo impedire che il bambino che questa ragazzina porta in grembo erediti la corona che spetta me e a Sarpedon!
Si recò dai suoi sostenitori di sempre, che attendevano nella stanza accanto per avere notizie del re.
«Il re Glauco è morto. Ma la co-reggenza di Minosse XVI deve continuare»
Tutti rimasero agghiacciati dalle parole prive di sentimento della regina madre, pur rendendosi conto razionalmente che la cosa era nel loro interesse.
«L’erede naturale è mio figlio Sarpedon, ma è soltanto un bambino e non intendo sovraccaricarlo con tutte le formalità di un’incoronazione e delle infinite cerimonie di corte. Basta un semplice pronunciamento del Consiglio Reale che attribuisca a me non solo la reggenza, ma anche la facoltà di regnare come se fossi il Minosse XVI, mi capite? Un po’ come la regina Hatshepsut in Egitto, la prima donna che ha regnato col suo nome nella storia, con la finzione meramente formale che fosse un uomo»

«Maestà… ricordate che fine fece la regina Hatshepsut?» disse il capo delle guardie reali Radamanthus.
«Regnò ventidue anni gloriosamente, poi suo nipote, la fece uccidere in una congiura di palazzo. Sono i rischi del potere. Ed io sono pronta a correre questi rischi!»

«Il clero si opporrà» fece presente il capo dell’esercito.
Pasifae agitò la mano in gesto di disprezzo:
«Del clero non m’importa nulla! Voglio sapere cosa farà l’esercito, e la marina!» e guardò gli alti ufficiali e dignitari lì presenti.
Il capo dell’esercito rimase in silenzio.
Il capo della marina mercantile disse: «Io sono con voi, fino alla fine!»
«Anche io!» disse il rappresentante dei mercanti.
Il capo della marina militare rimase in silenzio.

Pasifae capì che c’erano delle riserve notevoli e decise di non forzare troppo la mano.

<<Naturalmente si deve trovare un accordo con Catreus» disse e tutti approvarono.

«Chi si incarica della mediazione?» chiese Radamanthus.
«Parlerò io stessa con la fazione di Catreus» dichiarò tranquillamente Pasifae «Ma ora devo occuparmi dei funerali di mio figlio» e si mise a dare disposizioni con freddezza e precisione, mentre gli alti dignitari la osservavano stupefatti.



Radamanthus sussurrò, ammirato, al capo dell’esercito:
«Dentro quel corpo di donna così attraente c’è lo spirito di un re guerriero e di un cinico burocrate. Forse lei può veramente essere il Minosse XVI che suo figlio non è stato»

«Vedremo come saprà convincere Indis e l’aristocrazia»
Radamanthus rise:
 «Ne vedremo delle belle! Io, comunque, sono con lei. E’ l’unico vero uomo della dinastia»
Il capo della flotta mercantile annuì:
«E’ vero! Sarebbe una regina di ferro, e lo sanno gli Dei quanto il regno ne abbia bisogno. La sua politica di alleanza con gli Achei si è rivelata vincente: dai commerci con questi popoli abbiamo guadagnato molto, per non parlare dei tributi che Pelope ci ha regolarmente pagato per imparentarsi con no
Il capo della flotta civile assentì, ma subito espose le sue perplessità:
«Io temo una guerra civile. E poi questi Achei stanno diventando troppo potenti»
Il rappresentante dei mercanti gli diede una pacca sulla spalla:
«Pasifae non è una sciocca. Saprà trovare un accordo con l’opposizione, e saprà anche tenere a bada gli Achei. Non dimenticare che suo fratello Eete, re della Colchide, ha un esercito enorme pronto a intervenire in caso di necessità»
Così argomentavano i grandi del regno, mentre il corpo del defunto re Glauco era vegliato solo da sua moglie Arethusa, che teneva una mano sulla fronte di lui e una sul proprio ventre gravido.
Pasifae, dopo aver organizzato con la massima rapidità le esequie del proprio primogenito, si recò direttamente dall’unica persona che avrebbe potuto agire come mediatore di un negoziato per evitare la guerra civile: Amasis.
Lo trovò in un ufficio di cancelleria, dove era stato di recente promosso al rango di Consigliere di Palazzo.
 Lo stesso rango di Taron!
Amasis, vestito da alto dignitario, stava correggendo le bozze di alcuni documenti ufficiali da sottoporre al Consiglio degli Scribi e al Consiglio del Regno, i due organi che di fatto governavano l’Impero.
Quando vide arrivare Pasifae vestita a lutto, capì subito che Glauco doveva essere spirato da poco.

Game of Thrones: Cersei Lannister:

«Maestà, vi esprimo il mio più sincero cordoglio…»

«Sì, sì, grazie… ma ora dobbiamo parlare di affari, e subito»

Amasis rimase sconvolto.
 Quella donna non è umana. Mi chiedo come possa un corpo tanto bello ospitare tanta malvagità
Poi si corresse: più che malvagità era sete di potere, purissima e distillata sete di potere.

«Io sono Consigliere del re Catreus, non  il vostro» disse Amasis mettendo le mani avanti.

«Appunto, e dovrai consigliarlo per il meglio! Io sono qui per evitare che scoppi una guerra civile» rispose lei accomodandosi in una poltrona.

«Voi siete qui per diventare regina regnante! Credete che non vi conosca?»

Pasifae sorrise:
«Noi ci intendiamo sempre molto bene. 



Vedi Amasis, la morte di Glauco mi ha colto impreparata. Se Sarpedon fosse stato più grande, non avrei avuto problemi a farlo incoronare e a riservarmi solo la reggenza. Ma mio figlio è solo un bambino, e voglio tenerlo fuori da questo vespaio»

«E allora perché non tornate con lui nella Colchide da vostro fratello?»

Pasifae rise:
«Avanti Amasis, siamo entrambi abili negoziatori: non perdiamo tempo facendo del moralismo. Dimentichi che se non mi sarà concesso quello che chiedo, i miei sostenitori sono pronti alla guerra. Non crederai mica che i mercanti e gran parte delle guardie, dell’esercito e della burocrazia voglia cancellare tutte le alleanze che ho tessuto con gli Achei e gli altri popoli dell’Europa?»
Amasis sospirò, la guardò a fondo in quegli occhi glaciali, vitrei e celesti, così enigmatici, e poi dichiarò, passando a un tono confidenziale:
 «Tu credi che gli Achei se ne staranno buoni e sottomessi per sempre? Non mi dire che non sai che un giorno, forse prima di quanto immaginiamo, questi nostri fedeli alleati che trattiamo come sudditi, reclameranno i loro diritti di consanguineità e li faranno valere con la forza»
Pasifae annuì:
«Un giorno accadrà, ma noi li sconfiggeremo, come abbiamo fatto con tutti gli altri popoli del Mediterraneo. La nostra flotta militare è la più potente che si sia mai vista. Il nostro esercito è forte e ben addestrato. Noi siamo l’Impero del Mare!»
Amasis scosse il capo:
«Mi sembra così strano… uno schiavo egizio e una straniera della Colchide che dicono: “Noi siamo l’Impero di Creta”. Non stiamo forse facendo il passo più lungo della gamba?»

Pasifae scrollò le spalle:
«Vorresti forse insegnare la politica a me



Ascoltami, ragazzo: io ho scelto te come interlocutore perché, nonostante la tua giovane età, hai molto più buon senso di tutto il resto della dinastia messo insieme. Ora: o tu convinci con le buone Indis e tutti i suoi ruffiani a venire a patti con me, oppure io mi prenderò con la forza quello che ora chiedo con gentilezza
E fai capire bene a Indis che in caso di guerra, chi vince prende tutto, non faremo prigionieri. Vedrai che alla fine tutta la famigliola di Catreus capirà che non gli conviene darmi battaglia»
Amasis annuì, ben consapevole che quelle minacce erano tutt’altro che vuote.
Ancora una volta mi trovo invischiato in una vicenda più grande di me. Questa volta ci vorrà tutta la benedizione degli Dei per riuscire nell’impresa.








Il Trono del Toro. Capitolo 17. Il ritorno di Glauco e la promessa di Afrosina



Il ritorno del re Glauco e della sua giovane sposa achea Arethusa fu festeggiato a Cnosso con una cena di famiglia nella grande sala dei tori, cosiddetta perché alle pareti, a fianco degli affreschi della tauromachia, vi erano appese teste imbalsamate di tori, sacrificati ciascuno per ogni incoronazione di re, dai tempi del primo Minosse.
Amasis osservava con una certa inquietudine quelle teste di toro, che parevano fissarlo con ferocia: Sempre meno feroci di Indis, comunque.
A dire il vero in realtà Indis si era fatta ultimamente meno aspra nei suoi confronti, forse per la gioia di aver condotto in porto un altro matrimonio, quello della figlia Climene, questa volta con uno sposo della migliore aristocrazia cretese, da lei scelto: il nobile Nauplio.

L’unica figlia che non voleva sposarsi era proprio la maggiore, Afrosina, che aveva giurato di rimanere nubile finché suo fratello Althamenes non fosse stato richiamato dal suo esilio di Rodi.
Dovrà attendere ancora molto. E pensare che è così bella…



Catreus era già piuttosto alticcio dopo i molti brindisi alla salute dei vari membri della famiglia: «E così, fratello mio, ci assicuri che la nostra cara Fedra è stata ben voluta dal re di Atene»

«Teseo è molto innamorato, e Fedra si trova molto bene nel ruolo di regina» confermò Glauco all’altro capo del tavolo.
«Si vede che ha preso dalla madre» commentò Indis, scoccando un’occhiata provocatoria verso Pasifae, la quale fece finta di non aver sentito.
Catreus si rivolse all’altro fratello: «E tu, Deucalione, quali nuove porti da Micene?»
Il principe Deucalione, tra tutti i figli di Minosse, era quello che fisicamente assomigliava più al padre, anche se aveva il carattere pacato e generoso della madre Mìriel, la compianta prima sposa del vecchio re.
«Tua figlia Erope, come sai, è già incinta, e pare molto felice. Atreo però è spesso fuori città, in guerra. Anche prima che me ne andassi non c’era: aveva seguito il padre in una spedizione militare nell’interno. Ora il fratello Tieste è reggente a Micene, mentre sua moglie Olimpia è rimasta ad Argo»
Catreus parve molto felice di queste notizie, anche se nessuno capiva il motivo di tanto buon umore.
Beve troppo vino pensò Amasis
Ed io non posso far nulla per controllarlo. Io sono solo uno schiavo, non devo dimenticarlo mai. Io sono nato per servire, non per consigliare.
Eppure ultimamente il suo consiglio era stato richiesto più volte dal re su questioni delicate, e si era rivelato molto utile.
«Padre» intervenne Afrosina «ora che tutta la famiglia vive felice e in pace, vi prego, permetti a mio fratello Althamenes di tornare a Creta»

Il volto del re si fece violaceo:
«Non intendo più discutere di questa storia! E tu, Afrosina, sei il disonore di questa famiglia: alla tua età dovresti aver già trovato marito, e invece ti ostini a rifiutare ogni buon partito che ti si presenta!»


La principessa si alzò e si mise in ginocchio di fronte al padre, con scandalo di tutti:
«Ti supplico: io e Althamenes siamo sangue del tuo sangue, ti scongiuro…»
Catreus, furibondo, alzò una mano per colpirla in viso, ma, nello stupore generale,
Amasis, che sedeva di fianco a lui, gli sussurrò qualcosa nell’orecchio e il re si fermò, la mano ancora sollevata, gli occhi stralunati.
Tutti per un attimo rimasero in sospeso. Poi Catreus si ricompose, e disse a sua figlia:
«Non posso accontentarti. L’indovino ha parlato chiaramente: Althamenes mi ucciderà. Io credo agli oracoli. Devi capire le mie ragioni e non tornare più sull'argomento. Me lo prometti?»
La principessa si alzò e incontrò lo sguardo di Amasis, che pareva supplicarla di non incorrere nell’ira del sovrano.
Il re ripeté la sua richiesta, con voce cupa: «Prometti, Afrosina!»
La fanciulla si guardò intorno: vide la madre Indis annuire, preoccupata di mantenere una parvenza di pace familiare. Vide la sorella e il cognato, sconvolti.
Vide gli zii pronti a giudicarla. Vide Pasifae, che si godeva la scenata con il suo solito sguardo distante, ma vagamente divertito.
E infine reincontrò gli occhi di Amasis, e vi lesse una sincera preoccupazione nei suoi confronti.
«Prometto…» disse infine con un fil di voce, e ritornò al suo posto con una dignitosa compostezza.
Indis tirò un sospiro di sollievo e poi guardò Amasis, il vero artefice della riconciliazione, e chinò il capo verso di lui, in segno di riconoscenza.
Non ci posso credere. è successo tutto in così poco tempo, eppure sono cambiati gli equilibri della famiglia. Questa volta il mio intervento è stato quello di un vero consigliere, non di uno schiavo.
Guardò Afrosina, e sentì di provare per lei un affetto profondo, o forse… forse qualcosa di più, qualcosa che uno schiavo non poteva permettersi di provare per la figlia del suo re.
Distolse lo sguardo da lei e incontrò gli sguardi ammirati dei commensali, in particolare quello di Pasifae, che lo fissava con un misto di complicità e di minaccia: la sua bocca accennava un sarcastico sorriso, ma i suoi occhi erano di ghiaccio.

Cersei Lannister | Game of Thrones:

Pasifae aveva previsto la mia ascesa.Maledizione! Io volevo rimanere fuori dagli intrighi…
I commensali si rimisero a parlare come se niente fosse accaduto, ma Amasis continuava a ripensare a quell’attimo, a quel “Prometti, Afrosina…”.
Sentì di aver varcato una linea divisoria nella sua vita, un punto di non ritorno.
Ora tutto diventava più difficile e più scivoloso, perché chi entrava negli affari della dinastia, entrava nel gioco del potere, “dove si vince o si muore”, come aveva detto Pasifae.
Chinò lo sguardo sul suo piatto : Devo essere prudente, ora più che mai!
Sentì la mano del re che gli sfiorò una coscia.
Dei aiutatemi! Perché non mi avete concesso una vita normale?
Rimpianse la sua infanzia nella fattoria di Fargas, il profumo della campagna a maggio, la libertà dei campi sconfinati, e gli parve di rivedere tutto ciò riflesso negli occhi belli di Afrosina.