giovedì 4 febbraio 2016

Gli iniziati di Estgot. Capitolo 33. Avvicinandosi agli Alfar



Al risveglio, Waldemar percepì che quello sarebbe stato il gran giorno dell'Incontro con gli indigeni di Alfheim.

Sapeva benissimo cosa andava fatto in proposito.
Prima di riprendere la marcia lungo i boschi della valle del fiume Leth, Waldemar aveva dato precise disposizioni:
<<D'ora in avanti procederemo con molta circospezione e in assetto difensivo. 
Secondo le mie previsioni è in questo punto che saremo attaccati da una guarnigione di Alfar.
Sono dotati di una straordinaria agilità e si muovono così rapidamente da apparire ai nostri occhi come un fascio di luce. 

Ma siccome non potranno far valere l' "effetto sorpresa", sarà più agevole per noi fermarli senza spargimento di sangue.

E' fondamentale, lo ripeto, non dare loro alcun pretesto per accusarci di aggressività. Ci difenderemo, ma facendo tutto il possibile per non danneggiare i legittimi possessori di questo territorio.

Ricordatevi sempre che noi siamo qui come ospiti, e oltre tutto ospiti indesiderati.
Spetta a noi dimostrare agli Alfar che possiamo essere loro alleati nella lotta contro le bestie di Gothian ed è quello che farò quando parlerò con loro, dal momento che mi è stata concessa la facoltà di comprendere la loro lingua ed esprimermi in essa>>



Il Generale Leonenko annuì e diede ordine di assumere la formazione compatta e tenuta "anti-sommossa".

Erano stati preparati fin dall'inizio a quel tipo di eventualità. quando cioè la priorità era mantenere l'ordine riducendo al minimo i danni nei confronti della popolazione.
Dal momento che il sentiero nei boschi era stretto, la formazione era sbilanciata in lunghezza, cosa che poteva rivelarsi una debolezza grave.

Il Consigliere Albedo lo fece notare:
<<Forse quando eravate ufficiale in Iraq non avevate questo tipo di problemi, ma converrete anche voi sul fatto che la formazione compatta non può essere abbastanza estesa in un sentiero nel bosco. Dovremmo allargare la strada>>

Waldemar scosse il capo:
<<Non se ne parla nemmeno! Per gli Alfar gli alberi sono sacri. Ci accuserebbero di profanazione e non sarebbe possibile alcun dialogo.
Le strategie e le tattiche militari devono tenere conto di tutte le implicazioni sociali, politiche, economiche e religiose.
Ora ascoltatemi bene...



Se gli scudi non saranno sufficienti, allora interverrò personalmente usando la telecinesi, che creerà una sorta di scudo protettivo>>

<<Ma potrà essere usata solo nei singoli combattimenti oppure potete estenderla fino a proteggere tutti?>> chiese Greta.

<<Posso coprirne molti, ma non tutti. Voi mi aiuterete, dottoressa Van Garrett, intervenendo là dove io non arrivo. Mostrerete a tutti che la vostra agilità è superiore persino a quella degli Alfar.
Sarete il nostro Angelo Custode!>>

<<Io mi vedo più come uno degli Cavalieri dell'Apocalisse, o magari come l'Angelo Sterminatore che dischiuse il Settimo Sigillo. Ma per stavolta farò un'eccezione>>

<<Molto bene! E vi assicuro che troverete gli Alfar estremamente affascinanti. Sono belli, oltre che agili e coordinati ed aggraziati. E il loro profondo legame con la natura ha qualcosa di magico>>

Greta tornò ad allarmarsi:
<<Spero che questa loro magia non sia troppo efficace o questo sarà l'incontro ravvicinato del terzo tipo più breve della storia dell'umanità>>

<<La nostra tecnologia è più potente. In fondo ogni forma di tecnologia complessa risulta, per i non addetti ai lavori, del tutto indistinguibile dalla magia>>

Quando finalmente incominciò la marcia, il bosco sembrava quasi avere una vita propria.



C'erano piccole creature alate luminose, come fate in miniatura.

<<Questo posto assomiglia sempre di più a Disneyland>> commentò Greta <<Ci manca solo che gli animali si mettano a parlare e che compaia il Principe Azzurro>>

<<Be' per quanto ne so gli Alfar Chiari, o Ljosalfar, sono molto prestanti fisicamente. E i loro capi potrebbero ricordare un principe delle favole>> rispose Waldemar

<<E voi credete che io mi lasci incantare dai principi azzurri?>> ribatté lei, a voce più bassa.

<<La bellezza degli Alfar vi stupirà. Chissà perché abbiamo sempre immaginato gli alieni come creature brutte, grottesche. E invece sono belli, più belli di noi>>





<<Che cosa fragile, la bellezza...>> commentò Greta.

<<Fragile, certo, come tutte le cose preziose... quelle che se ne vanno via per prime col passare del tempo...>>

<<Ma i guerrieri Alfar sono anche forti?>>

<<In un duello ad armi pari vincerebbero loro. E se non saremo vigili e diplomatici, potrebbero anche farci fuori>>

<<Eppure voi non sembrate spaventato>> sussurrò Greta

In effetti non lo era, e c'era una ragione ben precisa.
Io non ho paura della morte. La morte non è niente. Io ho paura della vita. E' la vita che fa tremare... 
Ma preferì dare a Greta una risposta diversa:

<<Ho visto questa scena infinite volte nelle mie premonizioni, ma mai due volte uguale. So solo che il destino mi reclamava qui, in questo giorno in cui faremo la Storia>> mormorò Waldemar, poi si riscosse <<Ci attaccheranno con frecce dalla punta avvelenata. Non è un veleno mortale, ma è qualcosa di peggio. E' un veleno doloroso>>

Archer:

<<...proveranno anche a stregarci con i loro occhi ipnotici...>>



<<E' questo che più mi preoccupa, lord Waldemar: la loro presunta magia>>

<<E' ciò che rimane loro di un passato glorioso. Quando vedrete la loro città, Alfheim, rimarrete senza parole...




Un tempo erano semidei, ma anche i semidei, prima o poi, devono scendere dai loro troni.
Scopriranno che ciò che chiamano magia corrisponde a quello che noi chiamiamo tecnologia avanzata. E la nostra è più avanzata>>

Non c'era bisogno di dire altro: ormai gli Alfar erano vicinissimi.
Chi fino ad ora si è rifiutato di credere, adesso toccherà con mano.

E' un giorno perfetto, e io odio la perfezione, così come odio l'idolatria del fatto compiuto, o la confusione che la gente comune fa tra grandezza e successo. Molti grandi furono perdenti e molti vincenti furono impostori. Ma oggi tutti questi squilibri saranno riequilibrati.

Una voce interiore, forse dalle memorie ancestrali degli imperatori romani, riassunse:
Parcere subiects ed debellare suberbos.

Sconggere i superbi, certo, ma stavolta non sottometteremo nessuno.
Se tutto andrà bene, ci sarà solo collaborazione da pari a pari.