domenica 13 dicembre 2015

Gli Iniziati di Estgoth. Capitolo 25. La Valle di Alfarian




Una valle. 
Forse l'ultima valle, per la speranza degli uomini.
Altissime, maestose montagne, dalle vette pietrose, circondate da nubi.
Alberi e alberi e ancora alberi, fino all'orizzonte, come mai se ne erano visti.
E foreste assolate, e verde intero sereno. Qui adesso cammineremo, prima che finisca l'estate.
Il volto di Waldemar si illuminò e, per la prima volta dopo tanto tempo, si concesse un sorriso di pura gioia.
Il suo sguardo aveva un'espressione quasi divertita, come se volesse dire: 
"avete visto, uomini di poca fede?"





Le facce di tutti gli altri, nessuno escluso, erano rimaste attonite, come se una magia le avesse trasformate in statue di sale.
Era la prima volta che vedevano il Nuovo Mondo.
Non avevano potuto vedere nulla, prima, perché erano arrivati di notte, di soppiatto, nei sotterranei, come ladri.
Avevano dormito e si erano sfamati. 
E finalmente, le porte esterne del castello di Alfarian erano state aperte.
Valeva la pena aspettare la luce del giorno, sotto quel Nuovo Sole.
Quelle facce parevano domandarsi anche: "Perché proprio a lui tutto questo è stato rivelato? Perché solo lui ha la chiave?"
E lui ripensava alle parole che qualcuno disse qualche millennio prima: beati i miti, perché erediteranno la terra.
Sollevò il braccio destro ed indicò l'orizzonte:
<<Percorreremo la Valle verso sud, seguendo la via che costeggia il fiume Leth, fino alla sua confluenza col Dhain, nella grande pianura, poi torneremo indietro.
Potete vedere come la vegetazione sia molto simile a quella delle nostre Alpi. Simile, ma non identica. E' compito di questa missione studiare attentamente il suolo, il clima, la flora, la fauna e naturalmente la civiltà degli Svartalfar, i cui villaggi sono stati avvertiti del nostro prossimo passaggio. 
Come potete vedere la temperatura è piuttosto mite, perché qui siamo in piena estate, ma d'inverno questi luoghi, anche a causa dell'altezza, diventano piuttosto freddi.
Approfondiremo anche questo discorso più avanti.
Ora procediamo: ci fermeremo tra non molto per i primi rilevamenti, ma ora immergiamoci in questa nuova realtà!>>
Poi, rivolto al  Consigliere Albedo e al Generale Leonenko, dichiarò:
<<Fate in modo che nessuno si accorga delle armi che portate indosso. Non ce ne sarà alcun bisogno, almeno non in questa prima escursione>>






Greta Van Garrett si avvicinò a Waldemar e gli parlo sottovoce:
<<Andando a sud volteremo le spalle al nemico. Ci ho riflettuto: potrebbe essere pericoloso. E poi, potremmo approfittare di questa occasione per valutare meglio, da vicino, le forze di Gothian. Dovremmo andare a nord, avvicinarci al confine di quel luogo che terrorizza tutti. Dobbiamo mostrare che noi non abbiamo paura. Forse così gli Svartalfar capirebbero meglio che possiamo aiutarli contro i vampiri di Gothian...>>
Waldemar scosse il capo:
<<Comprendo il vostro ragionamento e le vostre preoccupazioni, ma vi prego di credermi: non c'è pericolo, per il momento.
E dico questo non solo perché non ho avuto premonizioni al riguardo, ma anche perché so che il Signore Gothar si è impegnato con gli altri Immortali a non spostare le sue forze al di là del circolo polare. Non userà la forza, ma l'inganno. 
Ciò che ho previsto è che tenterà di seminare seminare discordia tra noi.
Io so quando scatterà la trappola e vi garantisco che ancora non è il momento. 
In ogni caso, non sarò certo io ad attaccare per primo. Ora dobbiamo concentrare la nostra attenzione nel conoscere bene il territorio e i suoi abitanti>>
Lei parve vagamente delusa. ma l'obbedienza militare prevalse:
<<Se lo dite voi, Milord, vi credo>>
Waldemar sorrise e parlò con una cordiale energia, insolita in lui:
<<Fidatevi di me! So che può sembrare assurdo, ma io sono qui proprio per questo: la mia utilità maggiore consiste nelle Premonizioni. 
C'è un tempo per tutte le cose, Greta. Tenete sempre a mente la saggezza dell'Ecclesiaste>>
La sua mente andò al passo che tante volte aveva ripetuto in silenzio.

C'è un tempo per nascere e un tempo per morire,un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,un tempo per demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per piangere e un tempo per ridere,un tempo per gemere e un tempo per ballare.
Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per cercare e un tempo per perdere,un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,un tempo per tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.


Waldemar riteneva che quel passo fosse nel contempo poetico e fortemente significativo.
<<Un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Ora è tempo di pace>>
Greta era una donna molto intelligente e sensibile, eppure, per quello che Waldemar aveva potuto intuire leggendo le sue emozioni, gli sembrava restia ad accettare e ad accogliere il valore poetico o filosofico della parola. In effetti in molti, anche tra i migliori, c'era un rifiuto verso quel tipo così particolare di comunicazione e di condivisione, perché solo di quello si trattava, mai di vana ostentazione.
Lei osservava il cielo di quel nuovo mondo, ed il suo sguardo oscillava continuamente tra il sud che si apriva alle pianure e il nord, dove le nubi perenni coprivano quel luogo che terrorizzava tutti.





Waldemar cercò di parlare con gentilezza:
<<Voi siete medico e biologo, prima ancora che soldato e immagino che preferiate la prima attività alla seconda, poiché è meglio soccorrere qualcuno piuttosto che ucciderlo.
Verranno purtroppo i tempi della guerra, ma è meglio non desiderare che inizino prima del dovuto. Ora dedichiamo le nostre energie alla scoperta di questo luogo. Osserviamone i prodigi. 
E studiamolo, poiché la conoscenza del proprio territorio e dei propri alleati è la prima tra le armi più potenti.
Quanto al futuro, preferisco per ora non rivelare altro. Ad ogni giorno basta la sua pena>>
Si sentiva pervadere dallo spirito profetico e dalle parole messianiche.
Ora che sei giovane ti cingi le vesti da solo, e vai dove vuoi, ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà, e ti porterà dove tu non vorrai.
Scacciò quei pensieri. Non poteva condividere con nessuno il tormento del futuro.
Greta gli rivolse un'occhiata perplessa da sopra gli occhiali da sole e gli disse, a bassa voce:
<<Mi torna in mente una cosa che Virginia disse di voi, l'ultima volta che la incontrai ad Hollow Beach>>
Waldemar drizzò subito le antenne:
<<Ah sì, e cosa vi disse?>>
Lei sospirò:
<<Posso parlare con sincerità?>>
Lui socchiuse gli occhi:
<<Entro i limiti che la nostra situazione professionale consente>>
Era un avvertimento a non allargarsi troppo.
Greta preferì osare, come era nel suo carattere:
<<Virginia disse che a parole predicavate la pace e la mitezza, ma che dentro di voi vi sentivate in competizione con gli altri, e spesso nutrivate risentimento, e rabbia, persino.
Ora io mi chiedo: qual è la verità? Chi è il vero Waldemar?>>
Lui le rivolse uno sguardo imperscrutabile:
<< Non mi sento in competizione: ognuno fa la sua stradaIo sono soddisfatto di quello che sono, davvero! Certo, la rabbia è un'emozione primaria che non si può evitare, e quando la reprimiamo può trasformarsi in risentimento, ma c'è una cosa di cui, nel mio piccolo, vado fiero, e cioè che non sono mai stato io il primo ad aprire le ostilità. 
Forse perché so che ognuno di noi ha le sue contraddizioni, e i suoi conflitti interiori. Nessuno escluso. E scommetto che persino voi, dietro alla vostra durezza e determinazione, nascondete un animo sensibile>>
Lei accennò un vago sorriso:
<<Dicono che voi sappiate leggere nel pensiero, e forse quello che intuite su di me può avere un qualche fondamento. Ma a prevalere è decisamente il mio lato pragmatico. Le parole su di me non hanno troppa presa>>
Waldemar le lanciò un'occhiata divertita:
<<Allora non ne aggiungo altre e vi auguro buon lavoro! Ci attende una giornata molto faticosa!>>
Ma il suo pensiero fu un altro:
Non tutte le parole sono chiacchiere. Alcune veicolano un significato profondo, la parte migliore della nostra condizione umana: ciò che ci rende diversi dagli altri animali.
Ciò per cui qualcuno ha deciso che, nonostante tutto, meritiamo di essere salvati.