sabato 15 novembre 2014

Albero genealogico della famiglia Skywalker

Simboli celtici e loro significato







Il Triskell, l'Albero della Vita, la Triquetra, la Croce celtica, il Trifoglio, l'Arpa, il Pendragon,




Il triskell, detto anche triscele, è presente anche negli stemmi di varie dinastie nobili d'Europa, quali gli Stuart d'Albany d'Inghilterra (forse derivato proprio dal loro dominio su isole del mare d'Irlanda, tra cui appunto l'isola di Man), i Rabensteiner di Francia, gli Schanke di Danimarca, i Drocomir di Polonia, e in quello di Gioacchino Murat, re delle Due Sicilie all'inizio del 1800. 
Nelle varie tradizioni mistiche e religiose il triskell ha assunto molteplici significati:
  • i Tre Cerchi dell'essere o della manifestazione: Ceugant, il Mondo dell'Assoluto; Gwynwydd, il Mondo Spirituale dell'Aldilà e Abred, il Mondo Umano o della Prova;
  • internamente ad Abred è il simbolo dei tre aspetti del mondo materiale: la Terra (cinghiale), l'Acqua (Salmone) e il Cielo (Drago) che con il loro movimento si riuniscono tutti nel quarto elemento, il Fuoco, simboleggiato dal cerchio che racchiude il triskell.
  • la Triplice Manifestazione del Dio Unico: la Forza, la Saggezza e l'Amore e, quindi, le tre classi della società celtica che incarnavano tali energie, Guerrieri, Druidi e Produttori (i lavoratori);
  • il Passato, il Presente e il Futuro riuniti al centro in un unico Grande ed Eterno Ciclo chiamato Continuo Infinito Presente, in cui tutto esiste allo stesso momento. Ecco perché, nella festa celtica di Samhain del 1º novembre gli uomini potessero incontrare non solo i loro antenati defunti, ma anche i loro discendenti ancora a venire;
  • le tre fasi solari nella giornata: alba, mezzogiorno, tramonto;
  • la Dea nei suoi tre aspetti di Vergine-Madre-Vecchia/Figlia-Madre-Sorella;
  • la triplice manifestazione dell'uomo: corpo, emozioni/sentimenti/pensieri e spirito, ma anche Azione, Sentimento, Pensiero e le tre età dell'esistenza infanzia, maturità, vecchiaia;
  • la triplice specializzazione della dea Brigit come custode e dispensatrice del Fuoco Sacro e protettrice dei poeti, dei fabbri e dei guaritori;
  • il segno sul quale il santo cristiano Patrizio spiegherà il concetto della Trinità, che in realtà un'elaborazione del cristianesimo celtico, agli irlandesi, dopo avere trasformato però il triskell in un trifoglio.
  • il simbolo della trinità femminile della battaglia Morrigan-Macha-Boadb e di quella maschile Ogma-Lugh-Dagda
Anche il senso di rotazione apparente del simbolo, come anche nella svastica, assume un diverso significato: se, a partire dal centro del simbolo, le tre spirali si avvolgono su sé stesse da destra verso sinistra viene rappresentato il turbinare delle energie dall'interno verso l'esterno, ovvero la "manifestazione"; se invece si sviluppano da sinistra verso destra si simboleggia la discesa negli inferi. Nei popoli celtici e in termini di simbolismo assoluto il Triskell rappresenta nella sua versione destrorsa, ovvero con le spirali che si avvolgono verso sinistra, stilizzato, il movimento del sole, e diventa quindi una specie di "ruota del Sole", con riferimento al dio irlandese Dagda, e si connota così come simbolo positivo accanto alla svastica indoeuropea[3]. Nella sua variante sinistrorsa, ovvero con le spirali che si avvolgono, o "finiscono", verso destra, questo simbolo sarebbe un potente talismano contro il malocchio e la stregoneria in generale, probabilmente in riferimento al suo carattere di "chiusura" opposto a quello di "apertura" che distinguerebbe la versione destrorsa, ma c'è da dire che questa versione è maggiormente caratterizzata come "sinistra" e speculare alla sua opposta figurata come solare, luminosa e vitale.

Una variante del triskell è la triquetra
Nella simbologia celtica la triquetra simboleggiava una divinità femminile tripla, diventato poi nell'Irlanda cristiana un simbolo della Trinità.
Dal punto di vista della matematica può considerarsi una forma geometrica riconducibile ad un intreccio costituito da due nodi: si ottiene intrecciando in modo non semplificabile un nodo a trifoglio ed una curva chiusa semplice (cerchio, o nodo banale). La forma geometrica si ottiene presentando il suddetto intreccio in una figura sostanzialmente simmetrica, invariante per rotazioni di 120 gradi. La precedente figura viene anche semplificata nella corrispondente puramente bidimensionale (eliminando le distinzioni di sovrapposizione).
Esiste anche una variante germanico nordica e norrena della Triquetra che si chiama Valknut
Il Valknut (lingua norrena valr, "guerrieri uccisi" + knut, "nodo") è un simbolo consistente in tre triangoli interlacciati, ed appare in diversi oggetti di carattere germanico-pagano. Molte teorie sono state proposte per spiegarne il significato.



Un simbolo celtico introdotto dai Galli nel nord Italia, cioè nella Gallia Cisalpina, è il Fiore della Vita, o Fiore delle Alpi o Sole delle Alpi. Molte credenze spirituali sono associate al simbolo del fiore della vita, che è considerato un simbolo di geometria sacra
Secondo alcuni, è la rappresentazione del fiore primaverile del narciso o giunchiglia. Questo fiore spunta dai pascoli alpini solo a primavera ad annunciare la buona stagione solare: per questo motivo è diventato già dallapreistoria dell'uomo simbolo di rinascita, rigenerazione, gioia e speranza. È un simbolo direttamente collegato ai primitivi culti del sole Per questo motivo il simbolo lo troviamo spesso accompagnato alle figure del toro e del serpente.




La croce celtica nasce prima dell'era cristiana come simbolo solare.



La croce solare è un importante simbolo, che rappresenta la forma di una ruota di carro (da cui il nome di "ruota solare" o "carro solare"), presente in molte culture a partire dall'Età del bronzo.

La Ruota è il simbolo delle stagioni e delle festività celtiche








Una combinazione della croce celtica con la ruota sacra è il cosiddetto simbolo del Sole Nero, diffuso nei popoli dell'Europa centrale, che venne poi adottato dalla Ahnenerbe-SS, la società nazista di studi ancestrali, tanto da comparire come mosaico nel pavimento di una sala del castello di Wewelsburg.





Un simbolo tipicamente celtico è il Torquis, che deriva da un gioiello (collare o braccialetto) indossato dai re e dai capi, il torque, formato da un cerchio decorato, aperto in un punto dove due teste di animale, spesso di serpente, si affrontano.



Per i Celti la torque era molto più di un gioiello: era un oggetto mistico, parte integrante dell'identità del popolo. Costituiva una sorta di segno tipico della divinità e, di conseguenza, indossandola ci si garantiva protezione. Era un talismano catalizzatore e avvicinava l'uomo agli dei concentrandone l'energia mistica sul proprio corpo.

Statua del Galata morente, indossante solo la torque al collo
Alcune torque sono state rinvenute nelle tombe di popolazioni celtiche, quasi a simboleggiare il legame eterno con gli dei, l'auspicio di un buon viaggio nell'oltretomba; altre appaiono in alcune statue romane che raffigurano guerrieri celti in battaglia vestiti solo della torque al collo, come se quest'oggetto fosse l'unica protezione dal nemico, una protezione divina.
Essa indicava l'alto rango di chi la indossava e per questo motivo veniva spesso utilizzata nelle raffigurazioni delle divinità. La torque veniva utilizzata frequentemente nelle sepolture cerimoniali di individui socialmente importanti. Ciò è comprovato dal ritrovamento di una sepoltura di un principe nei pressi di Hochdorf e risalente al VI secolo a.C. e della Tomba di Vix, sepoltura di una principessa ritrovata nei pressi di Vix in Borgogna.
Altri simboli derivano da gioielli simili, soprattutto spille e fibbie, con l'aggiunta di altre decorazioni celtiche, in particolare i famosi nodi celtici.
Ultimi due simboli tipici del mondo celtico sono l'Arpa, simbolo dell'Irlanda...
...e il Pendragon, o Drago Rosso, simbolo del Galles
Immagine correlata

Cartina dell'immigrazione in Europa


Indovinate qual è il paese che ha il più alto tasso d'immigrazione in Europa nel 2014? Esatto: l'Italia, col 20 per mille! Ogni mille cittadini italiani, 20 sono immigrati...anzi, "migranti", per dirla come i buonisti. Sotto invece vediamo com'era la situazione una decina d'anni fa.

La cartina dell'Europa nel 2050


Questa mappa è basata su una previsione geopolitica, più che su una ucronia fantapolitica. Si sommano gli effetti delle politiche militari statunitensi che mirano a distruggere la Federazione Russa, a vantaggio delle repubbliche ex sovietiche dei paesi baltici, della Bielorussia, Ucraina, ecc ecc.
Poi si tiene conto delle spinte secessioniste e indipendentiste, delle eventuali rivoluzioni nazionaliste o comuniste, dei flussi migratori, specie islamici e delle manovre delle grandi banche controllate dalla massoneria. 
Ed eccovi servita la mappa dell'Europa tra più di quarant'anni, ammesso che esisterà ancora!

Cartina dei regni della Terra di Mezzo





La Terra di Mezzo (nome originale Middle-earth) è una leggendaria regione di Arda, il mondo fantastico di stampo medievale creato dalla mente dello scrittore e studioso britannico John Ronald Reuel Tolkien, nella quale sono ambientate diverse sue opere, tra cui, per citare le più famose, Lo Hobbit, parte de Il Silmarillion e, soprattutto, Il Signore degli Anelli.
Lo scrittore ha anche disegnato accurate mappe della Terra di Mezzo, che risulta divisa in numerose zone, popolate da creature di razze diverse: HobbitElfiNaniUominiOrchi ed Ent.
Alla fine della Terza Era, i regni più importanti della Terra di Mezzo sono: Rohan, abitata dai Rohirrim, i signori dei cavalli; Gondor, abitata dai gondoriani, ultimi discendenti di NúmenorImladris, abitata da Elrond e da alcuni degli ultimi Noldor rimasti sulla Terra di Mezzo; Lórien, abitata da GaladrielCeleborn, dal resto dei Noldor e dagli ultimiLaiquendi rimasti, e Mordor, dove risiedono l'Oscuro Sire Sauron e le sue orde di Orchi.

La cartina illustrata della Terra di Mezzo



La Terra di Mezzo è una regione di Arda, l'universo immaginario fantasy creato dallo scrittore inglese J.R.R. TolkienLo Hobbit e Il Signore degli Anelli si svolgono interamente nella Terra di Mezzo, così come parte de Il Silmarillion e dei Racconti Incompiuti.
Tolkien preparò diverse mappe della Terra di Mezzo e delle sue regioni, dove le sue storie hanno luogo. Alcune di esse furono pubblicate nel corso della sua vita, tuttavia alcune delle prime non sono state pubblicate fino alla sua morte. Le mappe principali sono quelle pubblicate ne Lo HobbitIl Signore degli AnelliIl Silmarillion e nei Racconti Incompiuti. La maggior parte degli eventi della Prima Era ebbero luogo nel subcontinente Beleriand, che fu successivamente inghiottito dall'oceano alla fine della Prima Era; le Montagne Blu nel margine orientale della mappa del Beleriand sono le stesse che appaiono nell'estremità occidentale della mappa della Terra di Mezzo nella Seconda e Terza Era. Le mappe di Tolkien della Terra di Mezzo, in ogni caso, mostrano solamente una piccola parte del mondo; la maggior parte delle terre di Rhûn e Harad non sono mostrate sulle mappe, e ci sono altri continenti.
Tolkien scrisse molte volte che la Terra di Mezzo si trova nella nostra Terra. L'ha descritta come un passato immaginario della Terra, non solamente ne Il Signore degli Anelli, ma anche in alcune lettere. Egli collocò la fine della Terza Era circa 6'000 anni prima dei nostri giorni, e i dintorni della Contea in quello che è oggi il nord-occidente dell'Europa (Hobbivilleper esempio era posto alla stessa latitudine di Oxford), anche se in risposta alle lettere egli avrebbe anche descritto gli elementi delle storie come una "... realtà secondaria o sub-creata" o una "credenza secondaria". Durante un'intervista del gennaio del 1971, alla domanda se le storie si svolgono in un'epoca differente, egli dichiarò, "No... ad un differente stadio dell'immaginazione, questo sì". Tuttavia, fece cenno al collocamento delle sue storie sulla Terra; parlando di Midgard e Middle-earth, egli disse: "Oh certo, sono lo stesso termine. Molta gente ha commesso un errore nel credere che la Terra di Mezzo fosse una specie di pianeta terra, o una sorta d'altro pianeta fantascientifico. Non è che solamente un vecchio affascinante termine usato per indicare il pianeta in cui viviamo, immaginato circondato dall'oceano." Egli ha continuato a fare riferimenti al suo essere "... un breve episodio della Storia" della Terra più tardi nell'autunno del 1971.

La Quarta Era. Capitolo 23. Il ritorno di Morgoth



Nonostante i piani procedessero esattamente nella direzione auspicata, Pallando, lo stregone blu, si sentiva stranamente inquieto.
Percepiva una minaccia nascosta, ma non riusciva a capire di cosa potesse trattarsi.
Dopotutto si trovava nella fortezza di Amon Harad, che per secoli era stata la sua residenza, e continuava ad essere il luogo nel quale maggiormente si sentiva a casa.




La fortezza era ben protetto da un'intera legione dell'esercito di Gondor e rappresentava l'estremo avamposto del regno nella provincia più a sud, l'Harondor.
Ma Pallando non aveva nulla da temere da parte degli Haradrim.
Sono io il re segreto dell'Harad, e presto dominerò anche Gondor. Non esiste nessuno, in tutta la Terra di Mezzo, che conosca meglio di me gli Arcani Supremi e i poteri della Fiamma di Udùn.
E con un gesto imperioso, fece scaturire una fiamma blu dal braciere che si trovava al centro della stanza.
<<Fiamma di Udùn, io ti evoco! Dimmi qual è la minaccia che percepisco!>>



La Fiamma scaturì potente e colorata di azzurro, ed una voce rauca tuonò:
« Pallando! Il tuo nome in elfico significa: "Colui che ha ampie vedute", ma invero tu non fai onore a un sì nobile appellativo. Ti ritieni capace di poter dominare la Fiamma di Udùn, ma pur con tutta la tua esperienza di magia sei soltanto un apprendista. Tu non hai idea di cos'hanno evocato le tue stregonerie! Perfino Radagast è più perspicace di te! Credevi forse di poter squarciare il Cancello della Notte senza liberare l'Oscuro Prigioniero?>>
A quelle parole, Pallando si sentì perduto:
<<Soltanto Mandos ha il potere di liberare l'Oscuro Prigioniero!>>
Una nube nera si creò intorno alla fiamma blu.
<<Così si illudevano i Valar! Manwe e Mandos, pur con tutta la loro potenza, nemmeno messi insieme possono eguagliare la mia grandezza, poiché io sono Melkor il Morgoth, il più illustre degli Ainur, secondo solo al creatore Iluvatar!.






 La nube nera incominciò a prendere forma:
<<Ho umiliato i guerrieri del passato e al giorno d'oggi al mondo non c'è più il loro eguale. Certo, ho subito anche delle cocenti sconfitte, ma allora non ero che un giovane stolto. Ora sono vecchio e forte, forte, forte... diecimila volte più forte di te, Pallando, Ladro nelle Tenebre! » 
Lo stregone blu sussultò:
<<Mio Signore, perdona la mia presunzione. Io sono il tuo umile servo>>



La risata di Morgoth fu terribile a udirsi, come il fragore di un uragano:
« Sauron, il mio pupillo, era più saggio di te, eppure fallì! Era un Maia, biondo e luminoso, ed io lo trasformai in una copia di me stesso. Eppure non fu sufficiente, e il dolore per la sua perdita mi strazia più dell'esilio a cui sono condannato.
Ma tu... tu sei solo un cumulo di presunzione e di insolenza! Ora ascoltami, guarda e impara!
Le scaglie della mia corazza sono come scudi dieci volte più possenti, i miei denti sono spade, i miei artigli lance, lo sferzare della mia coda una saetta, le mie ali una tempesta!>>





Pallando, sentendosi paragonato a Sauron e non a Saruman, ebbe un sussulto:
<<Maestro, insegnami la tua arte. Anche io sono un Maia e posso mutare d'aspetto. Posso diventare bello com'era Sauron prima di diventare il Nemico della Terra di Mezzo>>
Morgoth ebbe una reazione di sdegno:
<<Il Nemico? Il suo senso del dovere non era minore di quello di voi Istari. Annatar era il suo nome. Vi siete mai domandati come si chiamava, da dove era venuto, se aveva veramente un cuore malvagio, quali menzogne o minacce dei Valar lo hanno ferito e costretto alla fuga dal Reame Beato e se non avrebbe preferito restarvi, in pace?>>
Quelle domande spiazzarono completamente Pallando:
<<Maestro, vuoi forse dirmi che Sauron era una vittima dei Valar?>>
L'ombra di Morgoth divenne sempre più grande e minacciosa:
<<Egli aveva un cuore ribelle, come il mio. Questo fu il motivo per cui fu bandito da Valinor e si rifugiò presso di me, nelle voragini di Utumno, ed aveva allora un aspetto da elfo.






Tu e gli altri Istari non sapete niente, nemmeno Saruman, con tutta la sua sapienza, riuscì a intuire la verità su Sauron>>
Pallando, pur terrorizzato, non poté fare a meno di rivolgere all'Oscuro Nemico la domanda che lo tormentava:
<<E qual è questa verità, Maestro?>>
Morgoth era divenuto un gigante e la sua tenebra oscurava il cielo.
<<La verità è che Sauron mi amava. Mi servì per amore. 
E quando io fui esiliato oltre i Cancelli della Notte, Sauron decise di vendicarmi! Per questo corruppe Ar-Pharazon di Numenor, all'epoca in cui i Dunedain lo chiamavano Gorthaur,





Per questo forgiò l'Anello del Potere: per potersi vendicare delle tre case degli Elfi. Per questo uccise Elendil e Gil-Galad. Per questo, pur privato dell'Anello, risorse a Dol Guldur come Necromante e poi finalmente a Mordor, come Grande Occhio.



 Ecco, vedi: anche i malvagi possono amare come tutti gli altri, e consumarsi fino a diventare un'ombra, un Occhio che osserva il mondo, nella solennità della sua desolazione.

Ed ora io sono tornato, al mutare della marea, per vendicare la morte di chi mi amò! 
E tu, apprendista stregone, mi aiuterai, finché tutti i troni dei Valar non saranno sprofondati nell'Abisso!>>