mercoledì 6 agosto 2014

Gothian. Capitolo 43. Il ritorno di Lilieth

Lilieth Vorkidian fece ritorno nella contea di Keltar-Senia dopo quasi diciotto anni di assenza, quando ormai sua madre, la contessa Ariellyn, aveva perso ogni speranza di rivederla.



Da anni lady Ariellyn Vorkidian di Keltar-Senia non voleva più nemmeno sentirne parlare, perché il solo ricordo del rapimento di Lilieth le provocava un dolore insostenibile.
La gente lo aveva capito, in parte, ma tendeva a semplificare troppo la questione.
Non si nomina la corda in casa dell'impiccato.
Era questo che pensavano.
In realtà Lady Ariellyn Vorkidian era dilaniata dai sensi di colpa, anche se, per amore di suo nipote, aveva sempre mantenuto un contegno esemplare.
Si sentiva in colpa per non essere stata in grado di impedire la rovina di sua figlia.
Ariellyn era rimasta vedova quando Lilieth era ancora una bambina, ed aveva accettato che il ruolo paterno fosse esercitato dal druido Halfgan, guida spirituale della contea.
Tutti i guai erano iniziati quando Lilieth aveva deciso di diventare una sacerdotessa di Ulien, dea della luna, ed Halfgan l'aveva iniziata agli Arcani Supremi.
Perché l’ho permesso? Nulla di buono è mai derivato alla mia stirpe dall'intromettersi nel conflitto tra i Dominatori dell'Universo.
Angeli e Demoni si fronteggiavano da sempre, nella lotta eterna tra Ahura Mazda, il Dio del Bene e Deva Ahriman, il Dio del Male.
Il Signore Belenos e il demone Eclion mi hanno coinvolto nella loro battaglia. 
"Ma io non lo sapevo che era una partita".
Il secondo gravissimo errore era stato permetterle di sposare Masrek Eclionner.
I Vorkidian e gli Eclionner si sono fatti la guerra per secoli, la stirpe della Luce contro la progenie delle Tenebre... ed io ho tollerato che queste due discendenze si unissero!
Si era illusa che, in quel modo, Lilieth e Marsrek, con le loro nozze, sanassero una volta per sempre l'antica frattura, e creassero le condizioni per la pace.
Sono stata una sciocca a credere che bastasse questo per porre fine ad una ostilità millenaria, con  Atar e Gothar, i Signori del Fuoco e del Ghiaccio, in qualità di "soci silenziosi".
Ma l'errore più grande di tutti, era stato lasciare che Lilieth accompagnasse Masrek nella sua missione a Lathena.
Non mi perdonerò mai per averle consentito di partire.
Dopo il rapimento di sua figlia, Lady Ariellyn non aveva avuto più notizie di lei.
All'inizio le aveva cercate, ma ogni volta che si illudeva, la delusione era ancora più cocente.
Si era resa conto che l'unica cosa che potesse fare era non ripetere gli stessi errori col figlio di Lilieth.
Aveva vietato ad Halfgan di rivelargli la verità sui motivi della sparizione dei genitori, e si era opposta fermamente all'idea che il ragazzo fosse iniziato al druidismo.
Credeva che farlo istruire come retore e giurista gli avrebbe garantito una vita tranquilla, lontana dai pericoli.
Ma ho fallito anche con Marvin: ora lui è proprio nel mezzo al campo di battaglia! E sono in troppi a volerlo morto.


Quando Marvin era partito, Halfgan aveva trovato il coraggio di affrontare la Lady e di violare il tabù che gravava sulla storia di Lilieth.
Insomma Ariellyn, come te lo devo dire? Ci sono delle prove inconfutabili che ci garantiscono che Lilieth è ancora viva e in buona salute! Ho ricevuto dei messaggi molto incoraggianti dai druidi di Tadna: dicono di averla vista in compagnia di alcuni navigatori di fiume. Si sta muovendo verso sud, lungo il corso dell'Amnis.
Lei aveva scosso la testa, facendo tremare i riccioli ramati.
Era ancora relativamente giovane: era diventata madre presto, e a sua volta Lilieth aveva avuto Marvin quando era giovanissima.
Tanta fretta, e poi, per anni e anni, il nulla...
C’era voluto troppo tempo per accettare l’idea che Lilieth non tornasse più, e ora Halfgan insisteva nel riaprire una ferita che non si era mai rimarginata. 
"Halfgan, mi sono illusa troppe volte: ci crederò solo se e quando la vedrò con i miei occhi"
Erano passati alcuni giorni e poi, in una fredda giornata di fine dicembre, le informazioni di Halfgan si erano rivelate esatte.
Un messaggio in codice da Amnisia annunciava l'arrivo di "ospiti" non specificati, ma la calligrafia sembrava proprio quella di Lilieth.
Solo a quel punto aveva concesso a se stessa di sperare.
Halfgan era tornato alla carica:
Coloro che la volevano prigioniera la volevano anche viva. Questo, insieme ad altre informazioni, mi fa pensare che siano i suoi stessi carcerieri ad accompagnarla, ma senza intenzioni ostili. Credo che in fondo in tutti questi anni l'abbiano solo protetta da pericoli maggiori
Ariellyn era rimasta colpita da quell’osservazione:
 “Rapirla e imprigionarla per proteggerla? Dovrei forse ringraziarli?
Halfgan aveva evitato di spingersi oltre
Vado alla darsena del Fossato Grande: lì attraccherà la barca con tua figlia e gli altri... ospiti... ma farò capire che per il momento solo Lilieth è persona gradita. Li farò rimanere a distanza, ma sappi fin d'ora che non se ne andranno. Sarà tua figlia a spiegarti come stanno le cose.”.
Lei si era limitata a fissarlo con aria smarrita. La situazione non le era chiara, ma in quel momento erano troppi i suoi pensieri, e le emozioni lo erano ancora di più.

File:Krige as jessica.jpg

E poi era rimasta in attesa.
E' passata un'ora e mi pare un secolo…
Non voleva presentarsi subito al cancello: aveva prima bisogno di osservare di lontano, dall’alto del balcone dell’antica villa.
Era quasi metà mattina quando finalmente scorse in lontananza, sulla riva del Fossato Piccolo, due donne insieme ad Halfgan, che faceva strada.
Una delle due era bionda, e pareva una adolescente, quindi non poteva essere Lilieth.
Ma l'altra...
Aspettò ed osservò meglio.
Dei santissimi! Vi rendo grazie!
Guardò meglio e non ebbe più dubbi, era lei!
E non era cambiata.
Indossa il diadema della moglie di Vorkidex... e sorride...


La gioia di Ariellyn non si poteva esprimere a parole.
Corse giù per le antiche scale della villa e si diresse verso il ponte sul fossato.
Anche Lilieth si era messa a correre in direzione del ponte.
E proprio lì, finalmente, madre e figlia poterono riabbracciarsi.
Si tennero strette per molto tempo, incapaci di staccarsi o di dire una parola, sotto lo sguardo benevolente di Halfgan.


Infine, dopo un'eternità d'istanti, si guardarono negli occhi.
Lilieth fu la prima a parlare.
«Madre, perdonami! In tutti questi anni il mio cuore si straziava al pensiero di te che mi credevi morta, ma c'era una ragione per tutto questo. Nessuno doveva sapere quali piani stavamo elaborando per Marvin»
Ariellyn rimase sopresa.
«Quali piani? E Masrek, che ne è di tuo marito?»
Lilieth sorrise:
«E' vivo anche lui, madre... e so che sta percorrendo la via coloniale verso sud, ma la sua strada è diversa dalla mia. Ti parlerò meglio dei piani quando saremo in privato. Ora lasciamo spazio alla gioia!»
Ariellyn non volle insistere: era turbata, ma la felicità superava ogni preoccupazione.
«Ci sono troppe notizie incredibili in una volta sola. Mi pare di essere in un sogno. Ma tu sei vera, bambina mia, sei reale, io ti vedo, ti sento parlare, ti accarezzo i capelli...»
E di nuovo la abbracciò.
Quando tornarono a guardarsi in faccia, Ariellyn le disse:
 «Marvin è diventato un uomo ormai, avrei voluto trattenerlo qui, ma non potevo continuare a nasconderlo in eterno...»
E le lacrime le impedirono di proseguire.
«Lo so» rispose subito Lilieth «Sei stata come una madre per lui, la migliore delle madri! Io l'ho messo al mondo, ma tu hai fatto il resto, e te ne sarò grata per sempre. A me è stato concesso di vederlo solo in lontananza e non è semplicemente una metafora: mentre passavamo vicino al porto di Floriana, io l'ho visto... sapevo che era lui... somiglia così tanto a suo padre...»
Ariellyn annuì.
Somiglia troppo a suo padre...
Ma non disse niente: quella era una giornata di festa, e non voleva turbare quella gioia con altre preoccupazioni.
L’unica cosa che importa è che lei sia qui.
Solo allora notò che la ragazza bionda stava attendendo vicino ad Halfgan e sorrideva.
«Chi è questa giovane che ha i tratti degli Alfar?»
Lilieth fece un cenno ad Alienor che si presentò:
«Sono Aliènor di Alfàrian... anche io data per morta, ed anche io tornata nel vasto mondo per compiere il mio destino...»

File:Ghanima2.jpg

Ariellyn ricambiò il sorriso e chinò il capo leggermente, in segno di omaggio.
Aveva intuito che potesse essere lei. A sorprenderla non era tanto l'identità della principessa, quanto le sue parole.
Destino! Tutti a parlare di destino!
Detestava quel termine. Non era mai stata fatalista, e le sembrava sbagliato credere che gli eventi non si potessero cambiare con le proprie forze. Ma anche quello era un argomento troppo delicato, e decise di rimandare tutte le domande ai giorni seguenti..
C'è un tempo per ogni cosa, persino per la felicità!

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